Un tweet proveniente da fonti cinesi solleva dubbi sulle dimensioni reali del contagio da nuovo coronavirus in Cina: “Sembrerebbe sia cambiata in corsa la definizione di caso. Ebbene, se già sistemi di sorveglianza hanno un problema di sotto-notifica dei dati, e questo sarà vero anche per quello cinese, e all’improvviso conteggiamo solo i casi positivi al test e con i sintomi, si finirà per perdere tutti i pazienti con sintomi molto lievi, sfumati. Insomma, la sottostima dei numeri reali finisce per aggravarsi“, ha spiegato all’Adnkronos Salute l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, dell’università di Pisa, commentando la notizia di un cambiamento della definizione di caso di infezione in Cina. “Non userei la parola ‘barare’ – precisa Lopalco, citando un termine usato dal virologo Roberto Burioni su “Medical Facts” – ma certo la sottostima dei numeri si aggraverebbe: sappiamo infatti che in molti casi il virus dà solo qualche linea di febbre e un po’ di congiuntivite, o lievi disturbi gastrointestinali“.
“Abbiamo superato in Cina la soglia psicologica dei mille morti da nuovo coronavirus. Ma si tratta, appunto, di una soglia psicologica: parliamo di poco più di mille decessi in una popolazione di un miliardo e mezzo di persone“, prosegue Lopalco. In Cina, dichiara all’Adnkronos Salute, “si sta affrontando una crisi sanitaria senza precedenti. E non è un caso che l’Organizzazione mondiale della sanità abbia parlato di punta dell’iceberg: la diffusione del virus sembra essere arrivata ai Paesi vicini, ma al momento sembra limitata a quell’area“.
“Quello che si sta facendo in Italia per contrastare l’arrivo del virus è più che sufficiente“.