Coronavirus, esperto: le epidemie “sono cicliche, si sa che ritornano ma non si sa quando”

Coronavirus, esperto: "Nella storia le epidemie sono sempre state cicliche, si sa che ritornano anche se non si può prevedere con quale frequenza"
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L’epidemia di Coronavirus non è la prima e non sarà l’ultima, “perché nella storia le epidemie sono sempre state cicliche, si sa che ritornano anche se non si può prevedere con quale frequenza. Gli ultimi ‘salti di specie’ del coronavirus sono avvenuti a circa 10 anni di distanza” (Sars nel 2002, la Mers nel 2012, Covid-19 nel 2019), e la ciclicità potrebbe dipendere anche dalle reazioni della popolazione ovvero con “l’andamento della percezione del rischio, che va appunto a ondate“: lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Andrea Grignolio, docente di Storia della medicina e Bioetica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e al Cnr. “Negli ultimi 200 anni infatti abbiamo visto le popolazioni ammalarsi di vaiolo, ricorrere disperatamente a una vaccinazione a tappeto, per poi assistere per 10-30 anni alla sparizione della malattia infettiva che causa, nella popolazione, l’abbassamento della percezione del rischio di malattia (o della percezione della presenza stessa del vaiolo; che però esisteva e circolava ma era solo tenuto sotto controllo dalla vaccinazione) e quindi al rifiuto della popolazione di vaccinarsi a scopo preventivo“. “Un analogo fenomeno è ipotizzabile per i wet market asiatici, una delle cause principali del salto di specie. Mercati dove animali selvatici e domestici vivono in promiscuità igienica, vengono macellati e venduti e dove il virus passa più facilmente dall’animale ospite (pipistrello) agli ospiti secondari (dromedari, pangolini, zibetti, serpenti, ecc.), da questi all’uomo e quindi da uomo a uomo, anche se quest’ultimo passo non sempre avviene“.
Come accade per i vaccini, anche per questi mercati ad un certo punto si abbassa la percezione del rischio: “Dopo la Sars, che alcune valutazioni economiche stimano abbia fatto perdere 50 miliardi di dollari a livello globale – spiega l’esperto – la Cina introdusse alcune drastiche pratiche sanitarie per diminuire l’origine del contagio (tra cui una ecatombe di zibetti, considerati responsabili come vettori del virus). Queste pratiche sommate all’attenzione della popolazione locale durarono qualche anno e poi si allentarono. E così si ricrearono le condizioni del nuovo spillover, della tracimazione di parassiti da animali all’uomo“. In riferimento alle caratteristiche dell’attuale epidemia di Covid-19, Grignolio ricorda che “è meno pericolosa ma più contagiosa delle due ‘sorelle maggiori’, Sars e Mers. Si tratta di una via di mezzo tra l’influenza stagionale e la Sars, come detto da epidemiologi e virologi, perché ha un tasso di mortalità tra il 2-3%, contro il 10% della Sars e ben il 30% della Mers“. Dunque quella che stiamo vivendo, rileva l’esperto, “è una situazione seria ma non grave“.

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