“La risposta rapida e coordinata all’emergenza a livello globale, l’efficace comunicazione tra scienziati, ricercatori, epidemiologi e agenzie di sanità pubblica e l’arrivo di finanziamenti non hanno precedenti rispetto ad epidemie verificatesi in passato“: è il parere di Giuseppe Ippolito, direttore scientifica dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, espresso in un articolo (“Toning down the 2019-nCov media hype-and restoring hope”) pubblicato su “The Lancet – Respiratory Medicine”.
“L’enorme attività scientifica attorno il 2019-nCoV ha portato a oltre 103 pubblicazioni, al 10 febbraio 2020 che hanno definito varie caratteristiche epidemiologiche e cliniche del virus tra cui le prove di trasmissione da uomo a uomo in ambito comunitario, domestico e ospedaliero,” ha precisato l’esperto: tali ricerche “hanno guidato lo sviluppo di diverse linee guida dell’Oms e di altre agenzie di sanità pubblica. A seguito di queste raccomandazioni le compagne aeree hanno deciso di sospendere i voli dalla Cina“.
La risposta globale “rimane sbilanciata, in gran parte a causa degli sviluppi in continua evoluzione e, di conseguenza, la percezione pubblica del rischio rimane esagerata“.
“Il ritmo rapido ritmo degli sviluppi, l’aumento dei tassi di rilevazione dei casi, insieme alla crescente diversità delle informazioni che arrivano, rende sempre più difficile per i media assimilare i dati e fare interpretazioni significative da questa fonte di informazione“. Inoltre, secondo Ippolito, “il volume di informazioni trasmesse dalle autorità sanitarie globali oltrepassa la capacità di raccoglierle e analizzarle o di fare riferimenti incrociati e verificare con altri dati ricevuti. Questa incapacità di convalidare le informazioni può alimentare la speculazione e quindi suscitare preoccupazione nei media e nel pubblico“.
“Al di fuori della Cina, sono stati rilevati 307 casi in 24 Paesi. Pertanto, sebbene diverse centinaia di pazienti rimangano in terapia intensiva, il tasso complessivo di mortalità ospedaliera rimane del 2%. E’ dunque necessario ridurre l’isteria sull’epidemia Sars-CoV2 e il sensazionalismo sulle nuove informazioni specialmente sui social media dove si cerca l’attenzione dei followers“.
Secondo Ippolito gli “aspetti positivi” emersi fino ad oggi della lotta al Sars-CoV2 sono: i test diagnostici rapidi, l’aumento della raccolta dei fondi per la ricerca e la corsa allo sviluppo di un vaccino che “dovrebbero avere dei titoli nei giornali mirati ad aiutare a rassicurare piuttosto che spaventare“. “Un modo efficace di mettere a fuoco questa epidemia è di metterla a confronto con altre infezioni del tratto respiratorio con potenziale epidemico. Sars-CoV2 sembra adattarsi allo stesso modello dell’influenza: con la maggior parte dei pazienti che si stanno riprendendo e con un basso tasso di mortalità. Inoltre le persone a rischio sono più anziane (‘over 65’), immunodepresse o con altre malattie. Al momento non ci sono prove che Sars-CoV2 si diffonda più rapidamente dell’influenza o abbia un tasso di mortalità più alto“.