Karen Wetterhahn, la chimica morta per avvelenamento da mercurio: la sua storia ha cambiato gli standard di sicurezza per gli scienziati

Karen Wetterhahn era una professoressa di chimica ed esperta di metalli tossici morta per avvelenamento da mercurio a seguito di un banale incidente in laboratorio
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Karen Wetterhahn stava prelevando una piccola quantità di dimetilmercurio nel suo laboratorio al Dartmouth College quando accidentalmente ha fatto cadere due gocce del liquido incolore sul suo guanto di lattice. La professoressa di chimica ed esperta di metalli tossici ha seguito immediatamente il protocollo di sicurezza quel 14 agosto del 1996, lavandosi le mani e pulendo gli strumenti, ma il danno era già stato fatto, anche se lei non lo sapeva. Entro il mese di giugno dell’anno seguente, Wetterhahn sarebbe morta.

Gli scienziati, in seguito, hanno scoperto che i guanti in lattice di Wetterhahn non offrivano protezione dal dimetilmercurio, un composto del mercurio particolarmente pericoloso. Anche se qualche altra persona era morta per avvelenamento da dimetilmercurio prima, incluso del personale di un laboratorio inglese nel 1865 e un chimico ceco nel 1972, nessuno aveva compreso quanto fosse davvero pericolosa la sostanza. La morte di Wetterhahn avrebbe cambiato questo per sempre, introducendo nuovi standard di sicurezza per una delle sostanze più tossiche conosciute all’uomo.

Nata nel 1948 a Plattsburgh, nello stato di New York, Karen Wetterhahn amava la scienza. Dopo la laurea alla St. Lawrence University nel 1970, ha conseguito un dottorato alla Columbia University e poi ha lavorato per un anno all’Institute for Cancer Research della Columbia prima di entrare a far parte del Dartmouth College nel 1976. Come prima professoressa di chimica del Dartmouth, Wetterhahn ha fatto da mentore agli studenti e ha co-fondato il progetto Women in Science del college, che incoraggia le studentesse universitarie allo studio delle scienze. È stata preside di facoltà e nel 1995, con un contributo di 7 milioni di dollari dal National Institute of Environmental Health Sciences, ha iniziato il Toxic Metals Research Program del Dartmouth per analizzare gli effetti dei comuni contaminanti metallici sulla salute umana.

Wetterhahn era conosciuta anche al di fuori del college, soprattutto grazie alle sue analisi su come le cellule metabolizzano il cromo e su come il metallo possa causare il cancro.

Nel novembre del 1966, Wetterhahn iniziò a vomitare. Nel corso dei mesi successivi, le sue condizioni sono peggiorate: farfugliava, aveva problemi di vista e di udito e cadeva regolarmente. Inizialmente, i dottori del pronto soccorso non sapevano quale fosse il problema. Dopo una serie di prelievi spinali e TAC, i dottori hanno comunicato a Wetterhahn che i suoi sintomi rispecchiavano l’avvelenamento da mercurio. Uno dei medici ha chiesto al marito se la donna avesse dei nemici che avrebbero potuto avvelenarla e Wetterhahn ha raccontato della fuoriuscita del dimetilmercurio in laboratorio. Alla fine del gennaio 1997, è arrivata la diagnosi di avvelenamento da mercurio e subito dopo, la professoressa di chimica ha iniziato la terapia chelante, ingerendo farmaci che si sarebbero legati alla sostanza tossica, aiutandola ad attraversare il corpo.

Credit: Dartmouth College Library

Alla fine degli anni ’90, nonostante gli scienziati sapessero dei pericoli del mercurio e di alcuni dei suoi composti, il pericolo del dimetilmercurio era poco compreso. Il composto era impiegato esclusivamente per la ricerca e gli scienziati lo usavano come uno standard di riferimento per la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, un processo che permette di studiare gli effetti delle tossine nelle cellule umane. Essendo liquido, il dimetilmercurio era un ideale standard di riferimento perché gli scienziati potevano utilizzarlo nella sua forma pura senza diluirlo in una soluzione, alterandone potenzialmente le proprietà.

Mentre Wetterhahn lottava per la sua vita, i colleghi del Dartmouth e gli scienziati del mondo leggevano articoli scientifici sul mercurio, sperando di scoprire un modo per aiutarla. Gli esperti hanno anche testato i suoi capelli, i suoi vestiti, la sua auto, i suoi studenti, la sua famiglia e la stanza dell’ospedale per assicurarsi che nessun altro fosse stato esposto alla pericolosa sostanza. Purtroppo, il livello di mercurio nel sangue di Wetterhahn era troppo alto perché i dottori potessero salvarla. Dopo essere andata in coma nel mese di febbraio, è morta l’8 giugno del 1997 all’età di 48 anni, lasciando il marito Leon Webb e i figli Charlotte (13 anni) e Leon Ashley (15 anni).

Secondo il Dott. David Nierenberg, membro del team di tossicologia che ha cercato di curare la professoressa, uno dei suoi ultimi desideri era che fisici e scienziati studiassero il dimetilmercurio in modo che nessun altro ricercatore corresse lo stesso rischio di ammalarsi. “Ci teneva davvero che il messaggio che l’avvelenamento da mercurio è possibile e che dobbiamo fare tutto il possibile per evitarlo arrivasse agli altri scienziati e ai dottori”, ha detto al New York Times.

E Wetterhahn non è morta invano, perché la sua morte ha cambiato il tipo di precauzione che gli scienziati del Dartmouth e di tutto il mondo prendono quando lavorano con sostanze tossiche. Poco prima della sua morte, i suoi colleghi avevano iniziato una ricerca che ha dimostrato che il dimetilmercurio attraversa i guanti in lattice istantaneamente. Hanno poi pubblicato un articolo in cui avvisavano gli scienziati di quanto le era accaduto e in cui li esortavano ad indossare due paia di guanti, inclusi guanti laminati, quando lavoravano con sostanze tossiche.

Lo stesso anno, la Occupational Safety and Health Administration ha multato il Dartmouth per non aver formato adeguatamente lo staff sui limiti dei guanti monouso e ha pubblicato un bollettino sulla morte di Wetterhahn, informando gli scienziati sulle precauzioni da prendere in laboratorio, come indossare guanti impermeabili e una visiera, riportare immediatamente le fuoriuscite di sostanze, eseguire test periodici de sangue e delle urine quando si lavora regolarmente con il dimetilmercurio e sostituirlo con sostanze meno pericolose, quando possibile. Tutto questo ha reso gli scienziati più cauti quando si tratta di utilizzare semplici guanti in lattice per trattare materiali tossici.

La sua morte ha lanciato l’allarme anche sul lungo arco di tempo che può intercorrere tra l‘esposizione e le manifestazioni dell’avvelenamento da mercurio. Wetterhahn aveva quasi completamente rimosso l’incidente quando i suoi sintomi hanno iniziato a manifestarsi. L’opinione diffusa era che grandi dosi di mercurio producono sintomi da avvelenamento prima rispetto alle piccole dosi, ma il caso di Wetterhahn ha dimostrato il contrario.

Dartmouth ha omaggiato Karen Wetterhahn dando il suo nome alle borse di studio per la chimica, ai premi di facoltà e ad un annuale simposio di scienza. Il National Institute of Environmental Health Sciences ha anche istituito il Karen Wetterhahn Memorial Award, per i laureate e i ricercatori post dottorato che dimostrano “le qualità dell’eccellenza scientifica mostrate dalla Dott.ssa Wetterhahn”.

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