Il legno in architettura, un materiale sostenibile che si rinnova naturalmente

"Rispetto ad altri materiali il legno è rinnovabile: crescerà di nuovo se glielo permettiamo"
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14 miliardi di m³ (l’equivalente di Francia, Spagna, Belgio e Olanda insieme) per il 90% di proprietà di privati, precisamente 3,7 milioni di piccoli proprietari per il 4% certificati (meno di 150.000), la maggior parte dei quali si occupa della raccolta una sola volta in una generazione: questi i numeri forniti da Ahec – American Hardwood Export Council, sulla foresta di legno di latifoglia americana che si espande alla velocità di 150 milioni di m³ l’anno.

Da anni AHEC, che rappresenta i produttori di legni di latifoglia americani, è impegnata a monitorare l’impatto ambientale dei progetti in legno tramite AHEP – American Hardwood Environmental Profile, strumento disponibile online che fornisce un profilo ambientale completo del legno di latifoglia americano insieme a ogni singola partita di prodotto spedita ovunque nel mondo. Ogni AHEP garantisce accesso a informazioni sul rischio di non conformità a leggi e sulla sostenibilità delle specie di latifoglie statunitensi contenute nella partita, insieme ai dati quantitativi sull’impatto ambientale associato alla spedizione della partita a un singolo cliente, ovunque si trovi.

“Solo ora, come società, – spiega David Venables, direttore Europa di American Hardwood Export Council – cominciamo a capire l’impatto delle nostre scelte sul pianeta in termini di gas serra, accumulo dei rifiuti plastici, impatto di alcuni settori industriali sui corsi d’acqua, consumiamo così tanto! e tutto quello che consumiamo ha ulteriori ricadute sull’ambiente anche dopo il suo ciclo di vita, in termini di rifiuti per esempio. Ciò non significa che non bisogna usare il legno, ma che bisogna fare un uso sostenibile della foresta.  Troppo spesso, a causa di alcuni trend di moda, la domanda si focalizza su alcune specie, mentre altre sono poco utilizzate e lasciate nella foresta, un’occasione persa per il design e per lo stoccaggio di carbonio. Se infatti un albero maturo non viene abbattuto, con il passar del tempo deperisce fino a rilasciare nell’atmosfera, durante il processo di marcescenza, lo stesso quantitativo di CO2 incamerato durante il suo ciclo di vita”.

Le foreste di latifoglie americane sono gestite in modo sostenibile e hanno un basso impatto ambientale in tutte le fasi del loro ciclo di vita, a partire dal punto di estrazione. La gestione forestale nel settore non è intensiva, conseguenza del fatto che la maggior parte delle foreste di latifoglie americane sono di proprietà privata e sono gestite da individui, famiglie o piccole imprese, piuttosto che da grandi aziende di legname. Le aree forestali di proprietà privata sono relativamente piccole, per lo più sotto i 10 ettari, e questo limita la dimensione delle operazioni di raccolta. La motivazione principale che spinge a possedere la terra non è di solito economica o finalizzata alla produzione di legname, ma è semplicemente il godimento della proprietà forestale. Poiché la produzione di legname e il ritorno economico per gli azionisti non sono obiettivi primari, i proprietari tendono a gestire le foreste in modo meno aggressivo. Il taglio selettivo è la metodologia tipica, e consiste nella rimozione di pochi alberi per ettaro. Dopo la raccolta i proprietari forestali di solito si affidano alla rigenerazione naturale, che è abbondante nei terreni forestali molto fertili degli Stati Uniti.

Rispetto ad altri materiali – sottolinea Venables – il legno è rinnovabile: crescerà di nuovo se glielo permettiamo. Nei primi anni del ‘900, le foreste orientali degli Stati Uniti erano state pesantemente deforestate per supportare lo sviluppo dell’industria. All’epoca si resero conto che gran parte di quella superficie forestale era andata perduta e si diffuse una gran preoccupazione. La cosa meravigliosa è che la natura è così potente che è bastato fare un passo indietro perché ricrescesse più rigogliosa di prima. Se ora si sorvolano Virginia e Pennsylvania, non si vedono altro che enormi distese di alberi per ore. E questa è la prova che la natura può compensare autonomamente le sue risorse.

Dal grattacielo in legno più alto al mondo (Mjøstårnet a Brumunddal, Norvegia – oltre 85 metri) all’edificio residenziale più alto al mondo (a Bergen, Norvegia – 14 piani in legno lamellare), il materiale legno ha fatto grandi passi avanti negli ultimi decenni. A partire dalle prestazioni, ormai analoghe a quelle di acciaio o cemento, ma con un peso della struttura e un impatto sull’ambiente durante produzione e lavorazione significativamente inferiori. Inoltre, oggi i prodotti in legno innovativi rendono possibili applicazioni impensabili fino ad alcuni anni fa. Per esempio, il tulipier americano – da sempre utilizzato per modanature e cornici – termicamente modificato è un altro prodotto estremamente innovativo perfetto per gli esterni che resiste all’attacco di insetti e funghi.

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