Il 27 febbraio è evidentemente una data avvezza al tempo piuttosto freddo. Anche in questa anonima stagione invernale, contrassegnata da un’alta pressione persistente e da qualche puntata fredda col contagocce, questa data è riuscita a distinguersi, benché in un contesto prevalente sempre soleggiato e stabile, per un’azione comunque più fredda rispetto ai giorni precedenti e anche con qualche nevicata fino in collina, come in queste ore sul Gargano. Ma se riportiamo la mente a solo due anni fa, nello stesso giorno del febbraio 2018, ricorderemo tutti come il contesto meteorologico sull’Italia fosse dichiaratamente invernale. Dopo un mese di febbraio decisamente più perturbato di questo, con molte nubi e piogge su gran parte d’Italia, ma importanti in particolare sulle regioni centro meridionali, la coda del mese propose uno degli eventi freddi più significativi degli ultimi anni, sebbene non molto duraturo.
Come rappresentato dalla barica nella prima immagine, un esteso e profondo vortice gelido proveniente dai settori continentali euroasiatici, più precisamente dall’entroterra Russo, fece irruzione verso l’Europa centro-occidentale e il bacino del Mediterraneo. Si trattò di un evento di portata gelida storica, determinato oltre che da una predisposizione termica pellicolare al suolo e termica oceanica anche, e forse soprattutto, da un’importante evento di riscaldamento stratosferico accorso nei giorni precedenti, evento fortemente destabilizzante il Vortice Polare. Insomma, un contesto barico di quelli schiettamente gelidi, invernali, grazie anche al favore di un’ alta pressione collocata a latitudini elevate europee, posta trasversalmente a mo’ di blocco tra l’Islanda, il Nord Atlantico e il Mar di Norvegia e agevolante l’avanzata occidentale di un autentico fiume gelido in scorrimento senza ostacoli anche verso l’Italia.
L’impatto dell’aria fredda e pesante, presente a tutte le quote (dai -40°C dei 5000 metri fino ai -6/-8/-10°C e persino -12/-14°C alle quote più basse, verso i 1500 m), sulla superficie più mite Mediterranea, naturalmente determinò un immediato innesco di bassa pressione al suolo sui settori meridionali, con attivazione di importanti moti vorticosi e importante fenomenologia associata.
Una delle condizioni ideali, con il giusto mix freddo, umidità, vorticità a tutte le quote, per portare nevicate e abbondanti fino in pianura o persino sulle coste, anche dell’Italia meridionale. E, difatti, complice anche una avvezione di vorticità positiva alle quote alte atmosferiche, affluente, in seno al “Getto subpolare”, in senso opposto alla direttrice delle correnti portanti e fredde orientali e incentivante l’ascesa verticale della massa d’aria, una condensazione particolarmente importante si ebbe, in quella data, soprattutto sui versanti tirrenici della Campania.
Giornata storica per Napoli, pienamente coinvolta nell’attività ciclonica fredda, con neve già caduta nella notte precedente, ma insistente per oltre 3 ore, sorpattutto nella prima parte della mattinata, dalle 06.00 alle 09.00 di martedì 27 febbraio 2018. Una nevicata memorabile per intensità che ha solo due precedenti più o meno simili: il gennaio 1985 e il febbraio 1956. Lo zero termico si mantenne pressochè costante per l’intero corso della nevicata, consentendo accumuli eccezionali per il capoluogo costiero: fino a 10 cm di neve in centro, 15 cm nella zona Vomero e 20 cm nella collina di Camaldoli, uno degli eventi piu’ intensi dal 1956.
Nella galleria immagini a corredo dell’articolo, tutte le foto e anche un video di quella splendida e affascinante, surreale atmosfera invernale, indimenticabile per i cittadini partenopei amanti del freddo e della neve.
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