Peste suina africana, lenta progressione della malattia in Europa: rischio più alto negli allevamenti non commerciali

Nel 2019, in Europa l'area interessata dalla peste suina africana si è lentamente ampliata dall'est principalmente verso il sud-ovest del continente, secondo il rapporto dell'Efsa
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Nel 2019, in Europa l’area interessata dalla peste suina africana si è lentamente ampliata dall’est principalmente verso il sud-ovest del continente. È quanto emerge dal rapporto annuale dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sulla malattia, che è innocua per l’uomo ma letale per i suini e devastante per il settore dell’allevamento. La sua diffusione nei Paesi coinvolti, infatti, comporta pesanti ripercussioni economiche, in termini di vendita delle carni, per esempio. L’Efsa indica negli allevamenti non commerciali la sfida più grande per l’eradicazione del virus sui suini domestici, e suggerisce per le aree ancora non infette di intensificare lo sforzo di caccia ai cinghiali, vettori della malattia.

L’Italia è tra i Paesi che conoscono meglio questa tipologia di malattia, poiché il virus è endemico in Sardegna da 40 anni. Dal 2014, la peste suina africana si è diffusa dal confine orientale dell’Ue all’interno dell’Unione e oggi interessa altri 9 paesi Ue.

Il 22 gennaio scorso, la guardia di Finanza di Padova, in collaborazione con il servizio veterinario e il Servizio igiene, alimenti e nutrizione dell’Ulss 6 Euganea, aveva sequestrato in un magazzino in una zona industriale 9.420 chili di carne suina di origine cinese, importata dall’Unione europea in violazione delle norme doganali e sanitarie. La confisca si era resa necessaria per il pericolo di contaminazione della malattia.

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