Sindrome da ovaio policistico: come l’alimentazione può influire sul miglioramento della funzione ovarica

Sindrome da ovaio policistico: cosa mangiare per rendere più efficaci le terapie mediche
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Alimentazione e salute sono sempre più due ambiti che si intersecano tra loro e si influenzano a vicenda. Sono numerose le patologie per le quali seguire la giusta alimentazione può diventare utile per coadiuvare le terapie mediche. “La sindrome da ovaio policistico, ad esempio, è una patologia ginecologica-ormonale che colpisce il 5-10% delle donne e che è ad oggi la principale causa di infertilità nel periodo riproduttivocome scrive il dott. Vincenzo Liguori, biologo e nutrizionista, attraverso la propria pagina Facebook -. In un’ottica di terapie specifiche per far fronte a questo problema, oltre alle specifiche cure mediche, è necessario condurre uno stile di vita sano, in particolare da un punto di vista dell’alimentazione.  Perdere peso, in quest’ottica, è fondamentale per un miglioramento della funzione ovarica, in particolare per stimolare l’ovulazione”.

sindrome ovaio policisticoIl primo elemento a cui prestare attenzione è l’indice glicemico, che deve essere sempre mantenuto relativamente basso. Come ha spiegato il prof. Giovanni Spera, endocrinologo, “il basso carico glicemico di ciascun pasto va a frenare l’immissione di zuccheri e di insulina nel sangue, che si riflette con un miglioramento di tutti i valori connessi alla sindrome dell’ovaio policistico […] in caso di PCOS le calorie non sono un fattore di primaria importanza: il carico glicemico, invece, lo è”.

Il carico glicemico – spiega ancora Liguori – non è uguale all’indice glicemico. L’indice glicemico è la velocità con cui i carboidrati arrivano nel sangue, il carico glicemico, invece, è la quantità dei carboidrati che si assumono, oltre all’associazione degli stessi con proteine e grassi.  In queste le diete chetogeniche potrebbero risultare alquanto valide: oltre a ridurre il sovrappeso e l’obesità, contrastano l’insulino-resistenza e proteggono dall’infiammazione sistemica e dallo stress ossidativo”, conclude il nutrizionista.

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