Da alcune settimane la Calabria è interessata da tre sequenze sismiche rispettivamente lungo il versante meridionale della Sila, lungo la costa ionica crotonese vicino Cirò Marina (KR) e lungo la costa ionica catanzarese vicino Catanzaro Lido.
La prima di queste sequenze, quella lungo il versante meridionale della Sila, in prossimità di Albi (CZ), “ha avuto inizio nella notte tra il 16 e il 17 gennaio 2020 con un evento sismico di magnitudo Mw 3.8 (Ml 4.0) alle ore 00:37 del 17 gennaio, localizzato 6 km a nord-est di Albi a una profondità di 8 chilometri. Da allora a oggi (ore 15.30 del 20 febbraio) sono stati circa 110 i terremoti – di magnitudo Ml compresa tra 0.6 e 4.0 e con profondità entro i 10 km – localizzati in quell’area . Di questi, 10 eventi hanno avuto magnitudo compresa tra 2.5 e 3.0 e 3 eventi magnitudo pari o superiore a 3.0“: lo si spiega in un approfondimento pubblicato sul blog INGVterremoti, a cura di Romano Camassi (INGV, Bologna) con il contributo di Pierdomenico Del Gaudio, ONT-Sede di Rende.
“A causa degli ipocentri superficiali questi eventi vengono avvertiti distintamente dalla popolazione, come si evince dalla Mappa del risentimento sismico in scala MCS elaborata a partire dagli oltre 670 questionari online (aggiornato al 14/02/2020) dal sito www.haisentitoilterremoto.it.
La seconda sequenza, quella sulla costa ionica crotonese, vicino Cirò Marina (KR), è iniziata il 3 febbraio scorso. Da allora a oggi (ore 15.30 del 20 febbraio) in quell’area si sono verificati circa 120 terremoti di magnitudo Ml compresa tra 0.7 e 3.2, con profondità fino a 24 km. Di questi, 6 terremoti hanno avuto magnitudo compresa tra 2.5 e 3.0 e 3 eventi magnitudo pari o superiore a 3.0.
L’evento sismico più forte si è verificato nei pressi di Cirò Marina (KR) il 13 febbraio alle ore 15:25 italiane ed ha avuto magnitudo pari a Ml 3.2. La scossa è stata localizzata a una profondità di circa 21 km ed è stata seguita da diverse repliche, tra cui una scossa di magnitudo ML 2.9 il 16 febbraio alle ore 01:35 italiane e una di magnitudo ML 3.0 alle 10:58 dello stesso giorno, localizzate a profondità tra 16 e 19 km. L’altro evento di magnitudo maggiore di 3.0 si è verificato il 7 febbraio alle ore 4:37 italiane con magnitudo ML 3.1. La profondità focale probabilmente spiega come mai tutte queste scosse siano state solo debolmente percepite dalla popolazione.
La terza sequenza, quella lungo la costa ionica catanzarese vicino Catanzaro Lido, è iniziata l’11 febbraio scorso. Da allora a oggi (ore 15.30 del 20 febbraio) si sono verificati circa 10 terremoti di magnitudo ML compresa tra 1.5 e 3.4 e con profondità fino a 30 km. Di questi, solo 2 hanno superato magnitudo 2.5: il terremoto di magnitudo ML 3.4 avvenuto l’11 febbraio 2020 alle ore 23:01:18 italiane e quello di magnitudo ML 2.9 avvenuto l’11 febbraio 2020 alle ore 23:26:55 italiane.”
La sismicità storica delle zone interessate dalle sequenze
“L’occorrenza in contemporanea di più sciami o sequenze sismiche vicine nello spazio e nel tempo non è inusuale nella storia sismica italiana,” spiegano gli esperti INGV.
“La situazione cui stiamo assistendo in queste settimane in Calabria si è verificata certamente molte volte in passato, pur se ne abbiamo tracce sfuggenti nel catalogo storico. La differenza fondamentale è che oggi abbiamo una rete sismica molto sofisticata, in grado di localizzare con buona precisione le decine o centinaia di scosse di energia anche molto bassa, scosse di cui raramente possiamo avere traccia nella documentazione storica.
C’è però un altro fattore che rende molto difficile confrontare l’immagine che abbiamo negli occhi oggi delle tre principali sequenze in corso in Calabria: si tratta precisamente della loro collocazione spaziale molto particolare. La serie di eventi che interessa la costa ionica crotonese, vicino Cirò (KR), e la costa ionica catanzarese, nel Golfo di Squillace, se pone problemi di determinazione dei parametri ipocentrali per la configurazione della rete distribuita unicamente nell’entroterra, ancor più limita la possibilità che l’occorrenza di sequenze simili in passato possa aver lasciato tracce nella documentazione storica e nella tradizione sismologica.
Un’estrazione dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani [CPTI15] per un raggio di 20 km dalla localizzazione dell’evento principale della sequenza in corso nella zona di Cirò presenta solo tre terremoti, tutti del secolo scorso: rispettivamente il 3 settembre 1928, il 10 agosto 1993 e il 28 dicembre 1999, tutti di energia moderata (magnitudo Mw da 4.0 a 4.5). Analoghe considerazioni possono essere fatte per il tratto di mare di fronte a Catanzaro Lido: un’analoga estrazione del CPTI15 riporta quattro terremoti, fra 1990 e 2011, di magnitudo Mw compresa fra 4.1 e 4.3, e un terremoto del 15 agosto 1977 di magnitudo Mw 5.2, ma con profondità 57 km.
È del tutto evidente, e comprensibilmente nell’ordine delle cose, come le nostre conoscenze sulla sismicità ‘minore’ di queste due aree siano fortemente incomplete.
Leggermente diverso il caso della zona di Albi (CZ), per la quale una analoga estrazione del CPTI15 restituisce i dati relativi a una ventina di terremoti, a partire dalla metà del XVIII secolo, compreso un terremoto piuttosto importante (localizzato una quindicina di km a SE di Albi), il 21 marzo 1744 di magnitudo Mw 5.7. Anche in questo caso, tuttavia, le nostre conoscenze sulla storia sismica dell’area sono certamente incomplete, soprattutto per quanto riguarda la sismicità relativamente moderata, ben più frequente di quella ‘forte’, e pur in grado di produrre qualche danno.
Come accennato in un articolo precedente, questo settore dell’Appennino Calabro è soggetto a pericolosità sismica molto alta, testimoniata da alcuni forti terremoti che soprattutto fra il Seicento e il Settecento hanno colpito diversi settori del territorio regionale.
Per quanto riguarda i terremoti di elevata magnitudo si evidenziano gli eventi del 27 marzo 1638 (Mw stimata 7.1), dell’8 giugno 1638 (Mw 6.8), dell’8 marzo 1832 (Mw 6.7) e a NordOvest gli eventi del 1854 e 1870, di magnitudo Mw 6.3 e Mw 6.2 rispettivamente.”
Interventi per il miglioramento del monitoraggio nell’area
Nella zona interessata dalla sequenza lungo il versante meridionale della Sila, concludono gli esperti, “il personale INGV della sede di Rende ha installato, nei giorni scorsi, una stazione sismica temporanea, allo scopo di migliorare il monitoraggio della regione. La stazione, dotata di velocimetro e accelerometro, è stata installata nel comune di Albi e indicata con la sigla ALB1. Una seconda stazione, dotata di solo accelerometro (sigla GIZZ), è stata installata nel comune di Gizzeria ed è stata collegata, assieme ad ALB1, al sistema di acquisizione dati per la sorveglianza sismica. Le stazioni stanno contribuendo alla localizzazione degli eventi sismici di queste ore.”
Approfondimento pubblicato sul blog INGVterremoti, a cura del GdL INGVterremoti, Romano Camassi (INGV, Bologna) con il contributo di Pierdomenico Del Gaudio, ONT-Sede di Rende.