Coronavirus, infettivologo: “No alle cure fai da te e ai rimedi presunti miracolosi”

Coronavirus, il virologo Roberto Cauda: "Qualsiasi farmaco deve essere prescritto dal medico e alcuni sono somministrabili esclusivamente in ospedale"
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“No alle cure fai da te e ai rimedi presunti miracolosi. Qualsiasi farmaco deve essere prescritto dal medico e alcuni sono somministrabili esclusivamente in ospedale“: lo ha affermato Roberto Cauda, professore Ordinario di Malattie infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma in una intervista al ‘Il Giornale’.
Abbiamo buone aspettative sull’anticorpo monoclonale 47D11 utilizzato in uno studio clinico condotto dall’Università di Utrecht – ha spiegato Cauda – Occorre però fare molta attenzione. Grazie all’esperienza fatta in Cina possiamo utilizzare farmaci che non sono espressamente disegnati per il coronavirus ma che sono già stati testati con questo fine anche sull’uomo. Si tratta ad esempio di antivirali aspecifici come la clorochina. Ancora gli inibitori della proteasi utilizzati per l’Hiv e poi contro la Mers. Il Remsedivir impiegato per l’Ebola. Ribadisco che si tratta di cure somministrabili soltanto in ospedale e che hanno anche affetti collaterali pesanti“.
L’Italia ha il dato di mortalità più alto del mondo, per quale motivo? “Allora intanto parliamo di letalità ovvero della percentuale dei decessi sul totale dei pazienti contagiati – afferma Causa – Le ragioni sono complesse ed è chiaro che no ci sono ancora troppi elementi ignoti. Comunque dobbiamo guardare al dato differenziato per classi di età. Quel dato si impenna dai 70 anni in su con la presenza di comorbilità. Poi l’altra incognita riguarda il dato vero dei contagiati. Quanti sono i pauci sintomatici e gli antisintomatici? Allargando la platea dei contagiati la percentuale scende“.

Quando finirà? “Capisco che tutti vorremmo delle certezze ma non ne abbiamo. Ho buone speranze che il lockdown attuato in zone dove ancora non erano attivi focolai importanti possa evitare che l’esperienza della Lombardia si ripeta in altre zone. In Cina l’epidemia è in regressione. L’Europa però deve muoversi compatta mi pare che finalmente ci sia una presa di coscienza della necessità di prendere misure omogenee“.

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