Coronavirus: smettiamola di sminuirne la gravità. Biotecnologi: “ecco perché non è una semplice influenza”

"In diversi continuano a sostenere che la Covid19 sia del tutto paragonabile a una sindrome influenzale": ecco in cosa ne differisce
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Poiché in diversi continuano a sostenere che la Covid19 sia del tutto paragonabile a una sindrome influenzale, come Associazione nazionale biotecnologi ci pare doveroso sottolineare nuovamente che così non è“. E’ quanto si legge in un post su Facebook dell‘Anbi.Se si guardano, ad esempio, i dati dell’influenza 2018-2019 si può osservare che, sì, ha provocato 812 casi gravi che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva e ha causato 205 decessi, ma in un arco temporale di 33 settimane, con un picco di casi la quinta settimana dell’anno in cui si sono registrati 93 ricoveri in terapia intensiva e 23 decessi“, ricordano. “Quello che si osserva invece in questi giorni con il coronavirus – proseguono i biotecnologi – è un raddoppio dei casi che richiedono la terapia intensiva ogni 2,5 giorni: già a ieri, alla seconda settimana di epidemia, siamo a 351 casi in intensiva e 131 decessi negli ultimi 7 giorni. Questo è dovuto principalmente al fatto che il virus colpisce, nei soggetti deboli, direttamente gli alveoli polmonari e richiede l’intubazione per tempi anche lunghi”.

Cosa significa? Secondo i biotecnologi, Sars-CoV-2 mette molto più sotto stress il sistema sanitario rispetto ai virus influenzali, sia perché la percentuale di pazienti che necessita cure intensive è più alta, sia perché le necessita per tempi prolungati; il numero di casi sta crescendo ancora troppo rapidamente e questo mette realmente a rischio la tenuta del sistema, che si sta saturando rapidamente (non solo in termini di posti letto e macchinari, ma soprattutto sul fronte del personale medico-sanitario). Questo non significa che chi si ammala finirà necessariamente in terapia intensiva o che il numero di decessi sia già fuori scala (è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza si stima in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone), ma semplicemente che se non rallentiamo rapidamente la crescita dei casi che necessitano ospedalizzazione (attraverso la riduzione del contagio) non riusciremo a gestirli efficacemente, avvertono i biotecnologi.

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