Coronavirus, Papa Francesco: “Dio non lasciarci in balia della tempesta. Nessuno si salva da solo”

"Abbandoniamo per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare"
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“Perché avete paura? Non avete ancora fede?“. Papa Francesco è partito dall’interrogativo di Gesù ai discepoli spaventati dalla tempesta nel Lago di Tiberiade per concludere l’omelia della preghiera straordinaria per l’epidemia da Coronavirus: “Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: ‘Voi non abbiate paura’. E noi, insieme a Pietro, ‘gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi’“.

“Le nostre vite sono sostenute da persone che di solito passano inosservate, che sfuggono alle riviste e ai giornali, ma che pure stanno scrivendo le pagine della nostra storia: medici, infermieri, addetti ai supermercati, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari religiosi: tanti hanno compreso che nessuno si salva da solo“. Così Papa Francesco, nel corso della preghiera e benedizione ‘Urbi et Orbi‘, annunciata domenica durante l’Angelus nell’emergenza Coronavirus. A quanti si uniranno spiritualmente a questo momento tramite i media, il Pontefice ha assicurato l’indulgenza plenaria secondo le condizioni previste dal recente decreto della Penitenzieria Apostolica. Papa Francesco ha pregato in una piazza San Pietro vuota, sulle parole dell’evangelista Marco e della parabola della barca nella tempesta. Il Pontefice ha dedicato un pensiero anche all’operato degli insegnanti in questi giorni di crisi e chiusura delle scuole. Davanti alla sofferenza, ha continuato Francesco, “si misura lo sviluppo dei nostri popoli. Stiamo sperimentando la preghiera di Gesu’: essere una sola cosa“. Il Papa ha aggiunto: “Non siamo autosufficienti: da soli affondiamo. Abbandoniamo per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare”.

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