I tamponi vengono fatti ai calciatori e non ai medici. Parla di “discriminazione” Nicola Mumoli, direttore dell’Unità operativa di Medicina dell’ospedale di Magenta “dove da settimane trovano cura oltre 130 pazienti affetti da Covid 19“, e in una lettera inviata al ‘Corriere della Sera’ denuncia un episodio che ha coinvolto una sua collaboratrice. “Impegnata da subito in questa battaglia e con contatti quotidiani con pazienti affetti da Covid-19, pochi giorni fa si è ammalata – racconta – manifestando sintomi e segni tipici della patologia virale. Contattati più volte i numeri di emergenza nazionale, le è stato negato il tampone“. Allo stesso tempo, fa notare il medico, “le pagine delle cronache riportano le buone condizioni di calciatori, attori e politici che esattamente come la mia collaboratrice hanno avuto ‘contatto con persone positive e sintomi da virosi’ ma cui, a differenza della dottoressa, è stato eseguito il tampone e quindi formulato un corretto programma sanitario di controllo“.
“Non conoscere, ma solo ipotizzare per la mia collaboratrice un contagio da coronavirus, oltre a essere ragione di preoccupazione e angoscia, non le consente di applicare le linee guida sull’eventuale assunzione di farmaci antiretrovirali né di scegliere i corretti tempi del rientro al lavoro”, segnala il primario. “Inevitabile il pensiero di chiunque: grande solidarietà con il personale sanitario, striscioni ovunque, slogan buonisti sbandierati da tutti, ma di fatto solo discriminazione e ipocrisia. Se si deve scegliere tra un calciatore e un medico non ci sono dubbi e ci sentiamo condannati a sparire sotto quella mascherina che indossiamo ogni giorno”.
Ed è ancora difficile la situazione dei medici alle prese con l’epidemia da Coronavirus. Nel giorno in cui il drammatico bilancio dei contagiati e dei morti si aggiorna (siamo a quota 4.824 operatori sanitari contagiati e 21 medici morti) il presidente della Fnomceo, la federazione degli ordini, e’ sconsolato. “Continuo a ricevere proteste – dice Filippo Anelli all’AGI – segnalazioni, lettere dai colleghi. Il problema principale e’ sempre la carenza dei dispositivi di protezione individuale, ma c’e’ anche il mancato coinvolgimento degli ordini, gli operatori sono lasciati da soli. E’ una situazione complicata”. Il problema, sottolinea Anelli, e’ che “ci sono stati errori di fondo da parte di chi ha gestito questa vicenda. Sono state totalmente trascurate tutte le indicazioni previste da tutti i piani pandemici, che prevedono al primo punto la sicurezza degli operatori sanitari“. Inoltre, prosegue il presidente Fnomceo, “si e’ data un’impostazione ospedalocentrica, trascurando la medicina del territorio, che invece puo’ dare una grande mano a gestire i pazienti. Oltre ad allargare i posti di terapia intensiva, come e’ giusto che sia, andrebbe potenziata l’assistenza territoriale, andrebbero distribuiti i saturimetri, che costano pochi euro e consentono al paziente anche a casa di monitorare la sua situazione, il che consentirebbe di intervenire in tempo su eventuali aggravamenti. Invece ruota tutto attorno agli ospedali“. Dove il problema della scarsa protezione dei medici rimane drammatico: “Il ministro Speranza, con cui parlo quotidianamente, e’ sensibilizzato sul tema e continua ad assicurare massimo impegno. Speriamo in settimana che arrivino le mascherine annunciate, perche’ la situazione e’ ingestibile“.