Un consumo moderato di vino può davvero aiutare a combattere il coronavirus? Assoenologi, l’associazione di categoria più rappresentativa dei tecnici vinicoli italiani, sembra esserne convinta e ha scritto in una nota per la stampa a firma dal suo presidente Riccardo Cotarella, che “un consumo moderato di vino, legato al bere responsabile, può contribuire a una migliore igiene del cavo orale e della faringe, area, quest’ultima, dove si annidano i virus nel corso delle infezioni“.
Una nota e un’affermazione che hanno messo in allarme gli esperti: “Non scherziamo, non c’è nessuna prova scientifica di questa affermazione, che è da stigmatizzare – commenta all’AGI Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto ortopedico Galeazzi e ricercatore di Igiene generale ed applicata all’Università degli Studi di Milano -. È un’affermazione da condannare assolutamente: non si può pensare una cosa del genere. Per la disinfezione ci vuole ben altro”.
“Vergognoso che siano divulgate queste affermazioni in questo momento, magari per vendere di più”, precisa Riccardo Gatti, medico e direttore del Sert dell’ospedale Santi Paolo e Carlo di Milano: “Sarebbe come dire che chi è ubriaco è sempre sano e non prende infezioni. Non mi sembra proprio il caso di aumentare la confusione spingendo le persone a consumi inutili e, comunque, non positivi per la salute, proprio in un momento in cui è necessario fare di tutto per conservarla“.
In realtà quello di Assoenologi vuole essere più un consiglio di buona pratiche alimentari. Sebbene nel testo si specifica che “la concomitante combinazione della presenza di alcol, di un ambiente ipotonico e della presenza di polifenoli, impedisce la vita e la moltiplicazione del virus stesso”.