Cancro e malattie rare, diventare mamme si può grazie alla procreazione medicalmente assistita

Oggi la maternità non è più preclusa alle donne affette da una neoplasia o da malattie rare grazie alla procreazione medicalmente assistita
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Oggi la maternità non è più preclusa alle donne affette da una neoplasia o da malattie rare. Gli enormi progressi fatti dalla ricerca scientifica nel campo della procreazione medicalmente assistita (PMA) consentono di assicurare anche a queste pazienti la possibilità di portare avanti una gravidanza senza correre rischi per la propria salute e quella del feto. Complessivamente in Italia ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una diagnosi di tumore maligno.

In particolare, sono circa 5.000 le donne under 40 colpite ogni anno da tumore1 con un tasso di sopravvivenza a cinque anni stimato intorno al 65% con picchi che arrivano all’85% quando si tratta di linfomi e cancro alla mammella1

Daniela Galliano, Direttrice del Centro IVI di Roma afferma “le cure per combattere il tumore mettono a rischio la fertilità delle pazienti che, nella maggior parte dei casi, dopo aver sconfitto la malattia perdono la possibilità di diventare madri. Per questo, è importante far sapere loro che la fertilità può essere preservata grazie alle nuove tecnologie sviluppate nella PMA.

IVI è al fianco delle pazienti oncologiche già dal 2007, offrendo il programma gratuito di preservazione della fertilità “Madre dopo il cancro” grazie al quale più di 1.200 donne affette da neoplasie hanno potuto preservare presso le cliniche IVI la propria fertilità senza dover sostenere alcun costo e senza nessun obbligo di utilizzo.

Anche per le donne affette da malattie rare, lo sviluppo della ricerca nel settore della PMA si è rivelata preziosa. Le sofisticate analisi preimpianto – intraprese prima di qualunque trattamento di fecondazione assistita – consentono di conoscere approfonditamente le patologie presenti nei genitori e, dunque, di evitarne la trasmissione ai figli”.

Daniela Galliano, aggiunge “l’informazione è essenziale nel rapporto con le pazienti. Nel caso di terapie oncologiche, dato che il tempo per preservare la fertilità è limitato, è opportuno informarle quanto prima circa le possibilità offerte dalla PMA.

La tecnica più diffusa oggi è la vitrificazione degli ovociti, che permette di crioconservare gli ovuli maturi, ottenuti dalla stimolazione ovarica, per usarli quando la paziente sarà guarita, con risultati analoghi all’impiego di ovociti freschi. In casi particolari, come quello delle neoplasie ematologiche in cui non è possibile effettuare un ciclo di stimolazione ovarica standard, lo specialista in medicina riproduttiva può offrire la conservazione del tessuto ovarico oppure l’aspirazione ovarica e la maturazione in vitro (IVM) degli ovociti”.

“Mentre, nel caso di pazienti affette da malattie rare, – ha continuato la dottoressa Galliano – è importante sottolineare l’importanza del Test Genetico Preimpianto: se hanno avuto un bambino affetto da una malattia genetica o da una sindrome o sospettano di esserne portatori, l’utilizzo del Test consente di studiare i geni di un embrione prima che questo venga impiantato nell’utero materno”.

“In questo modo – aggiunge la Dottoressa Galliano – siamo in grado di evitare alterazioni genetiche che potrebbero portare a gravi malattie per il bambino. Le generazioni future, dunque, non saranno gravate da questo peso poiché il figlio non erediterà la malattia e interromperà la catena”.

Bibliografia

  1. 2018 AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica)
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