Coronavirus, i cardiologi interventisti: il cuore non aspetta. Parte la campagna #iolochiedoalgise, uno sportello virtuale per i pazienti

Cosa fare in presenza di sintomi cardiologici sospetti o nel caso di dubbi e necessità dei pazienti già in cura? Quando si può stare tranquilli? Chiedilo al GISE
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“In caso di problemi cardiologici, ogni minuto è prezioso per salvare una vita. Lo era prima dell’epidemia, lo è ancor più oggi, alla luce delle correlazioni che emergono con il Covid-19. I nostri pazienti devono sapere che le strutture sanitarie garantiscono percorsi differenziati e procedure d’urgenza in sicurezza, ma devono anche essere formati e informati, in caso di sintomi, dubbi o problemi post-dimissioni. Per questo nasce #iolochiedoalGISE, uno sportello virtuale a disposizione di tutti i pazienti cardiologici, accessibile attraverso il sito della nostra società scientifica”. Ad annunciare la campagna promossa dalla Società Italiana di Cardiologia Interventistica, il suo Presidente, Prof. Giuseppe Tarantini.

“Cosa fare in presenza di sintomi cardiologici sospetti o nel caso di dubbi e necessità dei pazienti già in cura? Quando si può stare tranquilli, quando invece contattare il medico curante, quando il cardiologo, quando il 118? Come comportarsi se si è o si è entrati in contatto con una persona Covid+?  E se si è in attesa di un intervento cardiologico trans-catetere? Sono tante le domande – prosegue Tarantini – a cui rispondiamo attraverso un documento redatto dal Comitato Editoriale Scientifico del GISE e pubblicate sul nostro sito https://gise.it/iolochiedoalgise#. Risposte che, teniamo a sottolinearlo, non si sostituiscono a una valutazione clinica, ma si offrono come utile strumento di consultazione nella comunicazione col proprio medico curante e lo specialista di riferimento”.

“Le FAQ di #iolochiedoalGISE – spiega il Presidente della Società che rappresenta i Cardiologi Interventisti italiani – orientano le persone che pensano di avere sintomi cardiologici di nuova comparsa, permettono di comprendere se i disturbi richiedono l’attenzione medica e riducono pericolosi rischi di sottovalutazione, legati al timore di interagire con le strutture ospedaliere in questo periodo. Proprio per evitarne il sovraccarico sono state modificate le normali modalità di accesso al Pronto Soccorso, ai reparti di degenza e alle sale dedicate all’esecuzione di esami cardiologici. Le procedure programmabili, che non hanno caratteristiche urgenti, sono state posticipate al termine dell’emergenza. Le prestazioni indispensabili, che garantiscono un immediato ed efficace trattamento dei pazienti cardiopatici, vengono eseguite regolarmente. Le procedure urgenti, come nel caso dell’infarto miocardico, vengono effettuate h24/24, anche con accesso diretto in sala di Emodinamica. In tutti i centri di riferimento (Hub) per il trattamento invasivo delle patologie cardiovascolari sono stati individuati percorsi differenziati tra pazienti in cui vi è un sospetto o una confermata infezione da Covid-19 e pazienti non contagiati. L’ospedale resta il luogo di cura e al suo interno vengono prese tutte le misure necessarie per la prevenzione delle infezioni, proteggendo i pazienti e gli operatori, mediante dettagliati protocolli di sicurezza”.

“Dolore o sensazione di peso al torace e/o alle braccia, mancanza di respiro, battito cardiaco più intenso o accelerato rispetto al solito, sensazione di svenimento o perdita di coscienza, senso di nausea e/o sudorazione associato a uno o più sintomi precedenti? Se si hanno uno o più dei segnali appena elencati – avverte Tarantini – bisogna poter comprendere se è possibile tranquillizzarsi, se occorre invece chiamare il medico di famiglia oppure il cardiologo di fiducia, infine se è necessario rivolgersi prontamente al 118. Le nostre FAQ si rivolgono anche al paziente che è in attesa di procedure cardiologiche interventistiche percutanee in elezione, ovvero programmate, come coronarografia, angioplastica coronarica, intervento percutaneo su valvole cardiache, chiusura auricola sinistra, difetto interatriale o forame ovale pervio”.

“Se l’esecuzione dell’esame cardiologico non è urgente e può essere posticipato senza nessun rischio – afferma Tarantini – è comunque fondamentale riferire i sintomi di una sospetta infezione da Covid-19 al medico di base, che attuerà le misure necessarie per la diagnosi. Tale sintomatologia dovrà, inoltre, essere segnalata alla struttura presso cui è prevista l’esecuzione dell’esame, in modo che i sanitari possano prevedere il ricovero in regime di assoluta sicurezza, sulla base dei loro protocolli”.

“Nelle FAQ – racconta Tarantini – abbiamo contemplato anche l’ipotesi che i sintomi cardiologici siano peggiorati, in diverse fattispecie: qualora si abbiano o non si abbiano sintomi di infezione da Covid-19 o si sia o non si sia entrati in contatto con soggetti affetti dal virus. In tutti i casi è necessario contattare la struttura presso cui è previsto il ricovero, per una loro valutazione e per accelerare eventualmente i tempi di esecuzione dell’esame, segnalando l’eventuale presenza di sintomi sospetti o il contatto con soggetti affetti da Covid-19, perché si possa provvedere al ricovero in regime di assoluta sicurezza; di recente pubblicazione   il  protocollo GISE sull’emergenza COVID 19,  adottato nei centri di emodinamica e in corso di pubblicazione sulla rivista della Società Americana di Emodinamica. Esiste anche un Webinar dedicato di facile consultazione (HTTPS://cvinnovations.org)”.

“Vi sono inoltre indicazioni per il paziente recentemente sottoposto a procedure cardiologiche interventistiche percutanee – dichiara Tarantini – in caso abbia uno o più tra questi sintomi: ematoma nella sede della puntura dell’esame, un dolore al torace simile a quello che aveva prima dell’esame, il fiato corto, le gambe gonfie e una ridotta diuresi. Interessante e da indagare anche la natura, l’intensità e la persistenza del dolore manifestato”.

“Con questo strumento di informazione abbiamo voluto andare incontro ai timori e gli interrogativi dei nostri pazienti di oggi e di domani, nella logica del GISE Patient First – conclude il Presidente Tarantini -.  Un contributo per informare le persone con problemi cardiovascolari che non intende sostituirsi in alcun modo al ricorso alle strutture ospedaliere, protette da percorsi differenziati tra i pazienti positivi, sospetti positivi e negativi al Covid-19. Perché il cuore non aspetta, ma il GISE non si ferma”.

https://gise.it/iolochiedoalgise#

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