Coronavirus, esperto: “Risultati incoraggianti per terapie sperimentali”

Un gruppo di ricerca ha messo a punto una terapia che potrebbe aprire incoraggianti scenari alla cura del Coronavirus
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Il prof. Giacomo Rossi, medico veterinario della Scuola di bioscienze e medicina veterinaria dell’Università di Camerino (Macerata), è a capo di un gruppo di ricerca che ha messo a punto una terapia che potrebbe aprire incoraggianti scenari alla cura del Coronavirus: lo ha spiegato Rossi questa mattina su Radio 105 all’interno di ‘Tutto esaurito’, il programma di Marco Galli.
Dopo un attento studio e analisi è nato il brevetto che, in tre giorni, è stato depositato negli USA e che già è in fase di valutazione in vari ospedali statunitensi e canadesi.
È un protocollo terapeutico che serve a tentare di rallentare l’infezione e cercare di preservare il fatto che i pazienti possano andare in terapia intensiva. È uno studio che si basa su tre molecole, tutte e tre già conosciute da tempo. La prima ha un effetto contro il legame del virus nei settori cellulari perché rallenta l’avanzata dell’infezione, nel senso che se le cellule hanno 10 porte d’ingresso per 10 virus, noi cerchiamo di chiuderne 6 o 7, in modo tale che i pochi virus che passano facciano pochi danni. La terapia combinata ha questa funzione: se si riuscisse a bloccare tutto l’ingresso sarebbe un sogno, sarebbe il risultato più atteso,” ha spiegato l’esperto.

A proposito della registrazione negli Stati Uniti, Rossi ha affermato: “Il professor Bellini era interessato alla registrazione negli Stati Uniti del nostro studio. Gli Stati Uniti stanno vivendo un momento molto poco felice e questa è diventata anche là una possibile opzione, e alcune cliniche la stanno adottando, quindi si stanno formando gruppi di persone che si iscrivono per poter testare la terapia. Tra un mese i primi risultati di trial clinici ci saranno perché questa è una patologia acuta e dal punto di vista dell’iter sperimentale non richiede tempi molto lunghi perché nel giro di qualche settimana il paziente esce dalla fase critica. Entro un mese avremo i primi risultati sull’efficacia, questi risultati ci permetteranno poi di utilizzarla con sicurezza in molti altri ospedali”.

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