Coronavirus: “Fate il pane e la pizza, è meglio che andare dallo psicologo. E’ come ‘fate l’amore non fate la guerra'”

"Stare in cucina aiuta al gente a sopravvivere" in questo periodo di quarantena dovuta al Coronavirus
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“Fate il pane, fate la pizza: è meglio che andare dallo psicologo. Se stare in cucina, magari fare esperimenti, sprecare pure qualcosa, inventare? ecco puo’ aiutare la gente a sopravvivere. Benvenga pure, in questi giorni di solitudine, questa overdose di video mangerecci, impastatori, spiattellatori postati sui social”. William Zonfa, chef stellato tra le glorie aquilane, il giorno di Pasquetta con milioni di italiani costretti in casa consiglia: “Ve lo ricordate fate l’amore non fate la guerra? E’ quello. Anche perche’ noi ristoratori saremo tra gli ultimi a riaprire e allora noi con umilta’ vi diciamo: state a casa e cucinate, mangiate, e se vi serve, vi diamo tutti i consigli della terra. Curiamoci tutti con una maggiore attenzione in casa al nostro cibo. Ci ingrasseremo? E vabbe’, dimagriremo dopo. Improvvisate, usate la fantasia, non e’ grave se una cosa non viene bene, recuperiamo tutti la funzione associativa della tavola, il valore morale del convivio. Noi ristoratori, noi che facciamo una cucina gourmet, siamo sul baratro, ma io mi sforzo di andare a letto sereno lo stesso: se qualcuno vuole le mie ricette i miei consigli, glieli do volentieri“.

Tra terremoto e virus per l’Aquila non c’è tregue: “E pensare che dall’anno scorso avevamo rivisto del turismo – continua il cuoco – io ne sento molti dire ‘chissa’ se reggo questa seconda botta’. Ci siamo rimboccati le maniche allora, lo rifaremo anche stavolta a patto di capire una cosa: ‘dopo’ dovremo ripartire anche in campo agroalimentare dalla nostra prossimita’. Acquistare specie all’inizio prodotti abruzzesi, ma mica per nazionalismo, per far ripartire il lavoro locale, le nostre eccellenze, a vantaggio della sostenibilita’, dell’inquinamento, della diversita’. Insomma, dobbiamo restare umili. Io per esempio oggi a casa mi cucino una coratella, roba dei nostri pastori”.

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