“Il virus è attivo anche nelle secrezioni oculari dei pazienti positivi al virus e potenzialmente infettivo nelle lacrime anche quando i campioni respiratori della paziente, a tre settimane dal ricovero, risultavano ormai negativi“: la conclusione a cui sono arrivati i ricercatori dell’Istituto Spallanzani in un ricerca pubblicata su ‘Annals of Internal Medicine’.
Gli esperti sono partiti da un tampone oculare prelevato tre giorni dopo il ricovero da una paziente positiva al virus, ricoverata presso l’Istituto alla fine di gennaio e che presentava una congiuntivite bilaterale: i ricercatori sono riusciti ad isolare il virus, dimostrando così che, oltre che nell’apparato respiratorio, è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive. “Si tratta di una scoperta che ha importanti implicazioni anche sul piano della salute pubblica – spiegano i ricercatori – tant’è che il risultato è stato comunicato all’Organizzazione mondiale della sanità d’accordo con l’Editor della rivista prima della pubblicazione“. La ricerca dello Spallanzani ha inoltre evidenziato “che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus“.
“Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio – precisa Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani – ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus“. Saranno necessari ulteriori studi “per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo e potenzialmente infettivo nelle lacrime: va ricordato infatti che l’analisi molecolare – concludono i ricercatori – rileva soltanto la presenza del Rna virale nel campione, e soltanto l’isolamento del virus in una coltura cellulare può evidenziare la sua capacità infettante“.
“La scoperta dei nostri ricercatori è un altro piccolo tassello che si inserisce nel complicato puzzle di questo virus. La nostra soddisfazione è quella di contribuire, con questa ricerca, a far conoscere meglio i meccanismi di contagio e, quindi, a creare maggiore consapevolezza e sicurezza negli operatori chiamati a confrontarsi con la gestione clinica dei pazienti“, commenta Marta Branca, direttore generale dell’Inmi Spallanzani di Roma.
“In qualche modo è stato dimostrato che il virus ‘entra ed esce’ dagli occhi. Anche la stessa congiuntivite deriva dal fatto che Sars-Cov-2 può entrare anche dagli occhi. Oggi con questo nuovo tassello che si aggiunge alla conoscenza del virus emerge che si può moltiplicare anche nell’epitelio congiuntivale“: lo ha affermato all’Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. “E’ molto importante che si continui a studiare e ad approfondire la conoscenza di questo virus“.
La scoperta dell’Inmi Spallanzani di Roma “conferma che bisogna evitare non solo di toccarsi gli occhi, ma evidentemente, se il virus ha una carica importante e sufficiente nelle lacrime, occorre stare molto attenti anche al contatto con soggetti che sono infetti perché attraverso le lacrime potrebbero trasmettere il contagio. Attenzione quindi ancora di più a toccarsi bocca, naso e occhi come abbiamo già detto molte volte“: lo spiega all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.