Coronavirus in Italia: per ripartire “servono le 4 D”

Coronavirus: Paolo Vineis, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, parla delle 4 D per la riapertura della Lombardia
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Paolo Vineis, vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, dalle pagine del quotidiano La Stampa, parla delle 4 D per la riapertura della Lombardia: distanza, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi.
In teoria sembra in linea con quanto proposto da altri, in pratica dipende molto dalla capacità di dispiegare forze ingenti sul territorio in un contesto di depauperamento dei servizi di prevenzione,” spiega l’esperto. “Per quello che è successo in Lombardia e a seguire in Piemonte esprimo qualche scetticismo“. Sulla riapertura il 4 maggio osserva: “Per la Lombardia mi sembra molto improbabile, a meno che si riesca a mettere in atto un piano Marshall di sanità pubblica con una moltiplicazione dei tamponi e una ricerca sistematica dei nuovo focolai“.
Il dibattito si è aperto da ieri in seguito all’annuncio del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, di voler di fatto “riaprire” la regione già dal 4 maggio. Per Fontana tale riapertura sarà priva di rischi il momento in cui, appunto, verranno seguite quelle da lui definite come le regole delle “4 D”.
Vineis commenta il prolungamento del contagio in Lombardia dove, osserva, “l’infezione si è diffusa prima che altrove e quando è stata identificata c’erano già molti casi da gestire“. “Altre regioni come Veneto e Toscana hanno puntato più sulla medicina di territorio e identificato precocemente i casi isolandoli, secondo le buone regole della sanità pubblica“. “In Lombardia la sanità è incentrata sugli ospedali, diventati focolai epidemici, lo stesso fenomeno sembra essersi verificato in Piemonte, dove l’epidemia è particolarmente grave“.

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