Coronavirus, OMS Europa: “Bisogna lavorare tra un’ondata di contagi e l’altra. Quadro profondamente preoccupante nelle RSA” [DATI]

Coronavirus, Hans Kluge: "La domanda non è se ci sarà una seconda ondata, la domanda è se impareremo dalla lezione che abbiamo avuto finora"
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Il ritorno alla normalità dovrà essere graduale e dovrà tenere conto delle linee guida Oms presentate ai ministri della Salute venerdì scorso“, ha affermato oggi il direttore regionale dell‘Organizzazione Mondiale della Sanità per l’Europa, Hans Kluge, durante una conferenza stampa virtuale sulla situazione Coronavirus. “Ogni segnale che ci indica che il virus viene controllato, gestito, mitigato è un buon segnale. Tuttavia, il mio messaggio oggi rimane quello di avere cautela. La compiacenza potrebbe essere il nostro peggior nemico in questo momento. Non possiamo permetterci di credere di essere al sicuro e protetti: eventuali misure per allentare le regole di distanziamento sociale e fisico devono essere attentamente valutate e attuate gradualmente. Anche i cittadini devono comprendere i rischi intrinseci nel momento in cui i governi, comprensibilmente, cercano di abbassare la pressione che si sta accumulando nelle società per la preoccupazione per le nostre rispettive economie“. “Questa non è un’uscita” dall’emergenza “non esiste una strada veloce per avere una nuova normalità. La domanda non è se ci sarà una seconda ondata, la domanda è se impareremo dalla lezione che abbiamo avuto finora, e cioè quella che bisogna lavorare tra un’ondata e l’altra per rafforzare la risposta dei sistemi pensando agli scenari peggiori. Chiedo a tutti i Paesi di mantenersi saldi sulle strategie che sappiamo funzionare contro questo virus – identificazione, isolamento, test, tracciamento dei contatti e quarantena – monitorando costantemente l’efficacia delle misure in atto“.
Vorrei parlare del quadro profondamente preoccupante che sta emergendo nelle strutture di assistenza a lungo termine nella Regione europea e nel mondo nelle ultime settimane. Secondo le stime europee, fino alla metà dei decessi avvenuti per Covid-19 si è registrata in questi luoghi. Questa è una tragedia umana inimmaginabile“.
Vorrei dire ai molti che stanno vivendo questa perdita, che i miei pensieri sono con loro. L’età avanzata dei pazienti, le loro condizioni di salute di base, i problemi cognitivi nella comprensione e nel seguire i consigli di sanità e di igiene dovuti a disabilità intellettiva o a demenza, sono tutti fattori che mettono queste persone a maggior rischio. In più, a molti è impedito di ricevere visite da familiari e amici e a volte sono oggetto di minacce, abusi e abbandono. Ugualmente preoccupante è il modo in cui operano tali strutture di cura, il modo in cui i pazienti ricevono assistenza, che sta fornendo percorsi per la diffusione del virus. E’ importante ricordare che anche le persone molto anziane e fragili, affette da molteplici malattie croniche hanno buone possibilità di guarigione se vengono ben curate“.

coronavirus europaSiamo assolutamente preoccupati per la possibilità di una seconda ondata di infezione in ogni Paese: ancora non sappiamo del tutto come si comporta questo virus“, ha affermato Catherine Smallwood, Senior Emergency Officer dell’ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nella conferenza stampa virtuale.
Dobbiamo essere molto cauti a considerare i risultati forniti dai test sierologici o a usarli per determinare decisioni come l’ipotesi di una patente di immunità, che hanno implicazioni importanti“.
I test sierologici possono dare un’indicazione su chi è stato infettato dal virus, in modo da poter calcolare il tasso complessivo di infezione a livello della comunità. Ma con questi esami non possiamo ottenere altre conclusioni, primo perché i test disponibili hanno un margine di variabilità, secondo perché abbiamo una comprensione incompleta, a oggi, dell’immunità che l’infezione fornisce“.
Dobbiamo essere molto cauti – ha aggiunto Kluge – anche perché a oggi non ci sono test sierologici prequalificati dall’Oms, quindi dobbiamo adottare strategie con diversi tipi di interventi“.

Quasi il 50% del peso della pandemia del Coronavirus a livello globale, ovvero oltre 1,2 milioni di casi, si trovano in Europa, ha affermato Kluge. Sempre in Europa si registrano 110mila decessi per il Coronavirus.
Riguardo la ripartizione geografica dei nuovi casi, Kluge ha riscontrato un lieve calo in Spagna, mentre paesi dell’Europa orientale come Russia, Turchia, Ucraina, Uzbekistan e Bielorussia hanno fatto registrare un aumento dei nuovi casi nell’ultima settimana. “Non facciamo errori; rimaniamo in acque molto turbolente e lo saremo per un po’ di tempo. Dei 10 paesi al mondo, che hanno registrato il più alto numero dei casi nelle ultime 24 ore, 6 sono in Europa“.

Coronavirus, i dati dei Paesi europei

In Spagna nelle ultime 24 ore sono stati registrati altri 440 morti per Coronavirus portando il totale a 22.157. Il dato è in lieve aumento per il terzo giorno consecutivo. I contagiati da Covid-19 nel Paese iberico in tutto sono 213.024 (+4.635).
Il numero dei morti registrati nelle ultime 24 ore in Spagna è di 440, dato che porta il totale delle vittime ad oggi nel paese a 22.157. Il numero dei casi confermati in Spagna si calcola ad oggi a 213.024, si contano 89.250 guariti.

Nelle ultime 24 ore in Germania sono stati registrati altri 2.352 casi di contagio e 215 decessi per Coronavirus, secondo l’Istituto Robert Koch.
Si tratta del terzo giorno consecutivo in cui si segnala un aumento delle infezioni nel Paese rispetto al giorno precedente.
Il totale degli infetti è di 148.046 e i morti sono 5.094.

L’evoluzione dell’epidemia di Coronavirus sembra continuare a migliorare in Belgio, secondo i dati pubblicati oggi.
Ieri sono stati registrati 908 nuovi casi positivi su 8.266 test, che portano il totale a 42.797 positivi al Covid-19. Nelle ultime 24 ore sono stati comunicati 230 decessi, di cui 93 in ospedale e 134 nelle case di riposo e di cura (in quest’ultimo caso solo il 28% e’ stato confermato Covid-19 da un test di laboratorio). Il numero complessivo di decessi e’ salito a 6.490, di cui il 46% in ospedale e il 53% in casa di cura (in quest’ultimo caso solo il 5% e’ confermato Covid-19 da un test di laboratorio).
Il miglioramento della situazione si conferma anche negli ospedali: ieri sono 211 persone sono state ammesse, mentre 367 pazienti sono stati dimessi. Complessivamente 9.800 pazienti sono ricoverati in ospedale, di cui 993 in terapia intensiva (-27 nelle ultime 24 ore).

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