Coronavirus, Renzo Piano: “Questa malattia è diabolica perché ti impedisce il contatto con le cose, con la gente”

Coronavirus, Renzo Piano: "Amo le piazze, le strade, i ponti. Sono tutti vuoti. Quello che vedo è assurdo, mi mancano le parole per dirlo"
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Lo smart working è un esperimento interessante? Col piffero. Se non vai in giro, se non trai ispirazione dalla realtà, come fai a lavorare, a creare? Il contatto con la realtà mi manca profondamente. Questa malattia è diabolica perché ti impedisce il contatto con le cose, con la gente“: lo ha dichiarato l’Archistar Renzo Piano in un’intervista al Corriere della Sera, riferendosi dell’emergenza Coronavirus. “Nel mio lavoro le idee vengono da un gigantesco ping-pong che si gioca con venti palline: una persona, un ingegnere, un costruttore, un caposquadra, un operaio dice una cosa, che diventa un’idea quando un altro la acchiappa, la rimanda, torna a riceverla con un effetto diverso. La creatività è sempre condivisa. Poi magari ti siedi da solo al tavolo e ti metti a disegnare, o a scrivere, o a pensare“. “Mi sento come se avessi tante creature sparse nel mondo che soffrono. Il Beaubourg lo tengo sott’occhio, è a un chilometro da casa; ed è vuoto. Io amo la città come istituzione, come idea, come luogo di civiltà; amo le piazze, le strade, i ponti. Sono tutti vuoti. Quello che vedo è assurdo, mi mancano le parole per dirlo: vuotezza si può dire? A uno che vive dell’idea di città, di costruirla, di creare spazi dove si celebra il fantastico rito dello stare insieme, del mescolare le proprie esperienze, del trasformare la diversità in un valore, tutto questo dà una profonda tristezza“.

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