“Non sappiamo quando” arriverà la fase 2, spiega Giovanni Rezza, capo del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, intervenuto al programma ‘Obiettivo Salute’ di Radio24. “Se si chiede a un epidemiologo, rispondera’ finche’ non abbiamo un vaccino disponibile. È chiaro che non esistono solo gli epidemiologi, ma anche gli esperti di economia, delle famiglie e della politica“. Quando riaprire “sara’ una decisione politica, anche se guidata dalla scienza in qualche misura“: quando il livello di trasmissione “sara’ piu’ o meno abbattuto, la politica decidera’ di passare alla fase due. Un epidemiologo dira’ che il virus continuera’ a circolare finche’ non avremo un vaccino che coprira’ una porzione sufficiente di popolazione e allora ‘stiamocene tranquilli’. È chiaro che non potra’ essere cosi’, le attivita’ produttive dovranno per forza essere riavviate, le persone avranno comunque l’esigenza di riaprire le attivita’ commerciali. Dobbiamo sapere, pero’, che quando lo faremo, la normalita’ di prima diventera’ una pseudo normalita’ controllata. Le precauzioni che stiamo imparando a prendere adesso, in un periodo in cui vengono imposte in maniera molto rigorosa, dovranno essere rispettate anche qualora e quando iniziasse una fase post-emergenziale, che sara’ comunque critica. Meglio impararle molto bene perche’ saranno il pane quotidiano della normalita’, sperando che non tornino picchi di infezione pari a quello della Lombardia. Li’ e’ stata una situazione drammatica che non si puo’ dimenticare e lo e’ ancora in parte“.
A livello epidemiologico i dati sembrano mostrare “un trend leggermente positivo – conferma Rezza – il numero di casi scende gradualmente. I modelli matematici ci dicono che probabilmente la trasmissione sta in questo momento diminuendo, ma il virus circola: al Nord tanto e al Centro Sud ci sono catene di trasmissione. Il problema e’ che quando si allenta la morsa delle misure di contenimento immediatamente si possono creare situazioni allarmanti come quelle che e’ abbiamo avuto a Codogno, a Bergamo e Brescia. Quando si riapriranno le attivita’ produttive bisognera’ essere molto pronti per farlo in sicurezza mantenendo il distanziamento fisico tra una persona e l’altra ed essendo pronti a individuare rapidamente eventuali focolai“.