Coronavirus, esperto: “E’ arrivato il momento dei test sierologici, per capire chi è già protetto e per ripartire”

Coronavirus: i test sierologici, spiega l'esperto, servono "a disegnare una geografia del virus, utile per la ripartenza produttiva"
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Ora è il momento giusto per raccogliere i dati e tirare le somme“: lo ha dichiarato, in un’intervista al Corriere della Sera, Carlo Perno, docente di Virologia e microbiologia all’università Statale di Milano.
Ogni giorno il virologo vede passare dal suo Laboratorio di analisi al Niguarda più di mille tamponi per scovare il Coronavirus, e sono sempre di più i campioni da processare: “All’inizio solo i pazienti nella fase avanzata della malattia” erano sottoposti al tampone, “ora le possibilità sono più ampie. Si lavora per testare tutti coloro che hanno sintomi lievi e gli operatori sanitari. Andiamo verso un allargamento della tamponatura, grazie alla disponibilità di un’ampia rete di laboratori“. “Purtroppo abbiamo un limite: la disponibilità degli strumenti diagnostici che ora sono richiesti da tutto il mondo, in particolare le sostanze reagenti. Nonostante questo, abbiamo largamente passato i 10 mila tamponi processati al giorno“.
Le residenze sanitarie per anziani sono incluse nel piano di ‘tamponatura’? “Sì, l’obiettivo è sottoporre a tampone gli ospiti che hanno sintomi e tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari. Ma per questi ultimi a breve arriveranno i test sierologici: ora è rilevante capire chi è già protetto contro il virus“.
Alcuni sindaci di Comuni lombardi si sono mossi in autonomia con test sierologici sulla popolazione: “Secondo me lavoriamo anche troppo velocemente rischiando di mettere in atto procedure diagnostiche e terapeutiche empiriche. Non si trae vantaggio dai dati, se non si sa che cosa si cerca“.
I test sierologici, spiega l’esperto, servono “a disegnare una geografia del virus, utile per la ripartenza produttiva. Faccio un esempio: se in una zona riscontriamo un’alta percentuale di persone con gli anticorpi, lì il virus gira meno o ha smesso di girare e si può pensare a una riapertura delle attività“.
Secondo Perno, “ora è il momento giusto di raccogliere i dati su chi è protetto e chi no. Prima, con il virus in piena esplosione, non sarebbero stati utili“.
Inizialmente abbiamo ragionato su una quarantena di 14 giorni, ma in alcuni casi non basta al paziente per diventare negativo al tampone, va allungata. L’assessore ha presentato uno scenario, per evitare che con la ripartenza chi è ancora positivo infetti altre persone. Ma non tutti staranno a casa 28 giorni“.
La ripartenza sarà la fase più dolorosa, lenta e delicata. Il mio auspicio è che si prendano decisioni dettate dalla scienza e che la diagnostica sia il punto di incontro tra medicina e politica“.

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