La montagna ai tempi del Coronavirus: nella fase 2, attività all’aria aperta e più in solitaria, cestini da pic nic e riscoperta dei luoghi minori

Il turismo di montagna comincia a pensare alla ripartenza e a un'estate a misura di Covid-19: la parola d'ordine rimane distanziamento sociale
MeteoWeb

Dopo il mare, anche il turismo di montagna comincia a pensare alla ripartenza e a un’estate a misura di Covid-19, potendo contare, in più, sul vantaggio di spazi meno angusti e affollati. Tra le proposte pensate per adattarsi alla “nuova normalità” che prevede il rispetto del distanziamento sociale, ci sono colazioni in camera oppure in sala comune ma con meno persone alla volta, buffet dietro al vetro o serviti dai camerieri, picnic sull’erba invece che pranzo in malga, distanza di sicurezza sui sentieri e riscoperta anche di quei luoghi ritenuti “minori” ma non per questo meno belli.

Ci stiamo impegnando – racconta all’ANSA Roberta Alvera’ presidente dell’Associazione Albergatori di Cortina che aderisce a Federaleberghi e che conta quasi 55 hotel e 4 mila posti letto – per fare una stagione come mai avremmo immaginato, stiamo pensando a tutti i sistemi per creare il distanziamento dovuto ma senza creare degli alberghi – ospedali Covid… Abbiamo sanificato tutte le strutture, i nostri addetti avranno divise apposite e ogni cliente potra’ stare certo di entrare in una camera sanificata poco prima del suo arrivo. E poi orari piu’ lunghi per le colazioni per non fare assembramenti, pranzi all’aperto dove e’ possibile. Anche i nostri rifugi, che non hanno tanto posto all’interno, stanno pensando a preparare cestini da portare via invece di far mangiare i clienti dentro. Insomma sara’ tutto piu’ slow ma ugualmente rilassante e bello, anche considerando che spazi aperti e aria buona non ci mancano”.

escursioni familienhotelsAnche in Trentino Alto Adige si lavora ma senza “ospedalizzare la vacanza” come racconta Gianni Battaiola, presidente dell’Associazione Albergatori e Imprese Turistiche del Trentino sempre aderente a Federalberghi: “Abbiamo creato gruppi di incontro sul web e facciamo tavoli e incontri virtuali per dare modo a tutti gli operatori di informarsi e di dotare le loro strutture di dispositivi per il distanziamento e la protezione meno invasivi possibile. Cercheremo di riscoprire il nostro territorio in lungo e largo per non creare assembramenti, anche i luoghi minori sono bellissimi. Pensiamo poi che riservatezza ed esclusivita’ sono da sempre valori delle fasce “alte” di mercato: ecco dobbiamo estenderli a tutti. Anche le escursioni, l’outdoor, la bicicletta, il rafting saranno fatti piu’ in solitaria. Questo non sara’ indolore per le imprese, anche perche’ in montagna come al mare, si lavora in periodi concentrati dell’anno e se prima ogni ospite aveva a disposizione da mezzo metro a un metro e mezzo ora ne servono da i due in su’. Quindi avremo meno clienti ed e’ per questo che avremo bisogno dell’aiuto dello Stato. Infine anche della collaborazione dei clienti perche’ rispettino le distanze e indossiamo le protezioni. Noi da parte nostra stiamo pensando a come farli sentire tranquilli, anche con telecamere per mostrare real time come le nostre cameriere stanno sanificando le camere e come gli chef preparano le pietanze in sicurezza“.

Per quanto riguarda le funivie, la presidente dell’Anef Valeria Ghezzi spiega: “Gel disinfettanti, mascherine e guanti per tutti gli addetti, impianti a velocita’ massima (anche se di solito si sta su’ dai 5 agli 8 minuti), cabine con finestrini aperti, flussi ed uscite separate, percorsi dedicati ma soprattutto una specie di serpentone gigante e in continuo movimento di clienti che parte dal parcheggio e arriva fino alla discesa dall’impianto e quindi non permette assembramenti ma neanche code in nessun punto ne’ all’entrata, ne’ sul pianale di carico, ne’ in altri momenti”. “Faremo di tutto per riaprire i rifugi dichiara Antonio Montani, vicepresidente del Cai, il Club alpino italiano, “c’e’ la massima volonta’ e disponibilita’ da parte di tutti gli operatori del settore”.

Le guide alpine della Valle d’Aosta intravedono però due problemi: uno di carattere economico e uno legato alla vicina frontiera con la Francia. Concordano pero’ nel considerare la montagna sicura ma soggetta a limitazione di presenza, soprattutto nei rifugi e nelle baite. “L’outdoor e’ l’unica strada vincente per il nuovo turismo montano post Covid-19” spiega Enrico Borghi, presidente dell’Uncem, l’Unione nazionale Comuni e Comunita’ Enti montane che ha firmato l’appello “Lasciateci camminare in montagna” sulla piattaforma Charge.org e invita tutti a fare escursioni sui sentieri in quota e ad aiutare il territorio: “Ci sono negozi, esercizi commerciali di prossimita’ che vanno sostenuti, non portatevi tutto da casa” ribadisce. Ma una cosa e’ certa il settore chiede un intervento del Governo e una regolamentazione certa: “L’urgenza maggiore che abbiamo in questo momento e’ che vengono licenziate le regole di ingaggio e che questa siano nazionali, stiamo rischiando di avere 20 regolamenti diversi in materia di sanificazioni, distanze, camere guanti, questa e’ l’ipotesi che sta frenando la voglia di riapertura. Chiunque decide di aprire quest’anno ci rimettera’. Solo la nostra voglia di lavorare e di essere presenti per i nostri clienti ci fa andare avanti. Pur nell’emergenza che colpisce tutti i settori, che una priorita’ va data al sistema del turismo che perde il 73% del suo pil, uno tsunami, oltre Caporetto” dice infine Marco Michielli, vicepresidente di Confturismo e Federalberghi.

Condividi