Oceani possono tornare in salute entro il 2050 ma solo con una pesca sostenibile

Il Marine Stewardship Council ribadisce l’assoluta centralità di un approvvigionamento ittico sostenibile per far tornare gli oceani al loro originale splendore
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Gli oceani possono tornare in salute nel giro di 30 anni: è quanto sostiene una ricerca recentemente pubblicata sulla rivista Nature e ripresa dal The Guardian. Analizzando gli effetti di alcuni interventi di conservazione, gli scienziati guidati dal professor Carlos M. Duarte della King Abdullah University of Science and Technology in Arabia Saudita hanno concluso che popolazioni marine, habitat ed ecosistemi potranno significativamente tornare in salute se verranno messe in campo adeguate misure contro cambiamento climatico, pesca eccessiva e inquinamento.

Classificata tra le problematiche più gravi che minacciano la salute dei nostri oceani, la pesca eccessiva interessa un terzo degli stock ittici globali; la sua eradicazione rientra tra gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, da raggiungere entro il 2030. Tra le opportunità chiave per affrontare questo problema, la ricerca riconosce l’efficacia del programma di certificazione ed etichettatura portato avanti da Marine Stewardship Council (MSC), organizzazione internazionale non profit responsabile del più importante programma globale di certificazione di sostenibilità ittica, che premia le pratiche di pesca sostenibili e incentiva aziende e retailers ad approvvigionarsi da pesca sostenibile.

Il programma di certificazione di MSC si basa su standard scientifici che definiscono una serie di principi che le attività di pesca devono rispettare per proteggere la salute degli oceani e le risorse ittiche fonti di nutrimento per milioni di persone nel mondo. Per ottenere e mantenere la certificazione, infatti, le attività di pesca devono implementare continui miglioramenti che hanno l’obiettivo di incrementare la salute degli stock e degli ecosistemi marini.

L’appello degli autori per un aumento della qualità e quantità di risorse ittiche sostenibili è quanto mai attuale e opportuno” – afferma Ilaria Vielmini, Fishery Manager di Marine Stewardship Council (MSC) Italia – “Pescare responsabilmente, riducendo l’impatto e tutelando gli ecosistemi è la chiave necessaria per raggiungere tali obiettivi. Abbiamo osservato un trend positivo per quelle risorse ittiche la cui pesca è gestita in modo responsabile. È evidente che le attività di pesca che hanno efficaci strategie di cattura e stock monitorati scientificamente hanno una miglior prospettiva di recupero”.

La salute degli oceani ha inoltre una vitale importanza economica: ricostituire gli stock ittici su scala globale aumenterebbe del 15% la resa della pesca e si tradurrà in ulteriori 53 miliardi di dollari di profitti per l’industria globale ittica, secondo delle ricerche citate nello studio.

Per raggiungere questi importanti obiettivi, MSC ha inoltre avviato dei progetti che vogliono facilitare l’accesso di tutte le attività di pesca, incluse quelle più piccole, ai benefici derivanti dall’applicazione degli strumenti di miglioramento di MSC.

Questi progetti sono presenti anche nell’area Mediterranea; in Italia è attivo il progetto Blufish finanziato da MAVA che ha l’obiettivo di accompagnare le attività di pesca del Sud Italia e delle Isole in un percorso partecipativo verso la sostenibilità, fornendo supporto e strumenti per migliorare le pratiche di pesca e riportare in salute gli stock ittici.

Ripristinare la vita marina è un obbligo morale e un fattore chiave per un futuro sostenibile, così come esplicitato nell’Obiettivo 14 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. E questa ricerca è un efficace incentivo che ricorda a tutti noi (attività di pesca, aziende che lavorano e distribuiscono i prodotti ittici, enti certificatori e consumatori) che se agiamo ora, possiamo ancora salvaguardare il futuro degli oceani.

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