Il petrolio chiude in calo a New York, dove le quotazioni perdono l’1,2% a 19,87 dollari al barile, a minimi da 18 anni. E’ la prima volta che il petrolio chiude sotto i 20 dollari dal 2002. Il motivo del crollo è legato alle scorte di Petrolio negli Stati Uniti che sono ai massimi di sempre e il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) secondo cui l’accordo Opec+ non bastera’ a compensare il calo della domanda, fanno crollare i prezzi del greggio. Ad aggiungersi a tutto questo, anche le attese, rimaste deluse, riguardanti gli acquisti sempre dell’Aie di 200 milioni di barili da destinare a riserve.
SCORTE DI PETROLIO USA AI MASSIMI DI SEMPRE – Nell’ultima settimana le scorte di Petrolio negli Stati Uniti hanno raggiunto i massimi di sempre, ha riferito l’Eia secondo cui gli stock sono aumentati di 19,2 milioni di barili a 503,6 milioni. Gli analisti si aspettavano un aumento di 12,7 milioni di barili. Il record di questa settimana batte quello della scorsa quando le scorte avevano raggiunto i 15,1 milioni di barili.
PER L’AIE QUEST’ANNO LA DOMANDA CROLLERA’ DI 9,3 MLN BARILI – Eppure la giornata era iniziata bene con le quotazioni che rimbalzavano sui mercati asiatici. A togliere entusiasmo, come detto, il rapporto dell’Agenzia secondo cui la domanda mondiale di greggio dovrebbe crollare di 9,3 milioni di barili al giorno quest’anno a causa della paralisi economica globale generata dalla pandemia di Covid-19. Questo calo “storico” riportera’ i consumi mondiali ai livelli del 2012, attestandosi intorno ai 90,6 milioni di barili al giorno, spiega l’agenzia parigina, che tuttavia scommette su una “graduale” ripresa nella seconda meta’ dell’anno. L’Aie sottolinea che le misure adottate per contenere la pandemia e sostenere l’economia dovrebbero portare a una “ripresa” della domanda di Petrolio nella seconda meta’ dell’anno, ma questa sara’ “graduale” e i consumi saranno ancora inferiori di 2,7 milioni di barili al giorno a dicembre rispetto al 2019. “L’economia mondiale e’ sotto pressione a livelli che non si vedevano dalla Grande Depressione degli anni ’30”, osserva l’Aie. Di fronte alla caduta libera del prezzo del Petrolio, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di Petrolio e i suoi principali partner, riuniti in seno all’Opec+, hanno concordato un taglio di 9,7 milioni di barili al giorno in maggio e giugno, mentre i paesi del G20 hanno promesso una maggiore cooperazione. Queste misure “non riequilibreranno immediatamente il mercato”, ma sono “un primo passo solido”, sostiene l’Aie. “Riducendo i picchi di offerta e rallentando i boom delle scorte” questa mossa “aiutera’ il sistema ad assorbire il peggio della crisi”, sottolinea l’agenzia, anche se “nessun accordo possibile potrebbe ridurre l’offerta di Petrolio in misura sufficiente a compensare tali improvvisi crolli della domanda”. A seguito dell’operazione Opec+, la produzione mondiale di greggio dovrebbe essere ridotta di 12 milioni di barili al giorno nel mese di maggio, un calo record, secondo le stime dell’Aie.
AD APRILE CALO DOMANDA DI 29 MLN, AI MINIMI DA 25 ANNI – Per il solo mese di aprile l’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede un calo della domanda di 29 milioni di barili al giorno rispetto al 2019, ai livelli che non si vedevano da un quarto di secolo, dal 1995. I consumi dovrebbero diminuire di altri 26 milioni di barili al giorno su base annua a maggio e di 15 milioni a giugno.
PER PUTIN OGNI STATO DEVE RISPETTARE ACCORDO OPEC+ – Di fronte al crollo delle quotazioni, il presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato l’importanza che ogni paese rispetti l’intesa sui tagli mentre il ministro dell’Energia Alexander Novak ha aggiunto che l’intesa sul greggio potrebbe essere ritoccata nel corso dell’anno. Novak ha poi dato una stima leggermente inferiore sul calo della domanda quest’anno. Secondo il ministro russo questa diminuira’ di circa 8 milioni di barili al giorno.
Borse, Milano oggi la peggiore in Europa
La Borsa di Milano (-4,78%) chiude in forte calo appesantita dalle banche e brucia 19 miliardi di capitalizzazione. Gli istituti di credito hanno mal digerito la fiammata dello spread tra Btp e Bund che, dopo aver toccato 245 punti, ha concluso la giornata a 235 punti, con il rendimento del decennale italiano all’1,98%. A tenere banco sono sempre i danni provocati dal coronavirus sull’economia globale. Piazza Affari forte volatilita’, con gli investitori che guardano ai dati negativi degli Usa ed alle vicende politiche interne. Pesante per Atlantia (-9,2%), con il nodo sulla concessione ad Aspi e le prese di profitto dopo il balzo della vigilia. Tra i titoli finanziari soffrono Banca Generali (+9%), Poste (-8,8%), Banca Mediolanum (-8,3%), Bper (-7,3%), Ubi (-6,9%), Unicredit (-6,7%). Il calo del prezzo del petrolio fa scivolare Saipem (-8,6%) e Eni (-6,4%). Seduta in controtendenza per Diasorin (+7%) grazie al nuovo test sierologico per il covid19 e l’accorso con il Policlinico San Matteo di Pavia.