La Pasqua è la festività cristiana che celebra la Resurrezione di Cristo, avvenuta nel terzo giorno dopo la sua crocifissione al Calvario, così com’è descritto nel Nuovo Testamento. Il suo tema principale è l’annuncio che Gesù, morto e crocefisso, è risorto; un evento grandissimo che mette in risalto il significato del suo divino nome “Gesù”, “Dio salva”. La Domenica di Pasqua è una festività mobile. La sua data non è fissa sul calendario civile. Il primo Concilio di Nicea (325 d.C.) stabilì che la Pasqua sarebbe stata celebrata nella 1° domenica dopo il plenilunio seguente l’equinozio di primavera (21 marzo) per cui la data della Pasqua è sempre compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua, come noto, è preceduta dalla Quaresima, un periodo di 40 giorni di preghiera, digiuno e penitenza che inizia il Mercoledì delle Ceneri e termina il Giovedì Santo, giorno in cui Gesù celebrò l’Ultima Cena con i suoi Apostoli. La parola “Pasqua” deriva dal termine ebraico “Pesach”, “passare oltre”.
Gli Ebrei dicono così: “Pesach zeman charutenu” (“Pasqua tempo della nostra liberazione”). Si tratta della festa centrale del loro ciclo liturgico, nata a causa di una fuga che Dio trasforma in vittoria. Sono i capitoli 12-13 e 14 dell’Esodo a parlarci dei momenti che la precedono e seguono; soprattutto della notte della traversata del mar Rosso verso la Terra Promessa in cui il Signore forma il popolo d’Israele. In questa notte nasce l’identità di popolo e proprio durante questo pellegrinaggio verso Canaan riceveranno il dono per eccellenza, la Torah, il Pentateuco, sigillo del patto stipulato col Signore. Solo accogliendo la Torah, Israele sarà completamente libero di poter servire il suo Dio nella Terra ricevuta in dono.
La Pesach, la Pasqua ebraica, che quest’anno cade dal 4 all’11 aprile (14-22 del mese di Nisan), ricalca le indicazioni bibliche presenti nel Pentateuco, seppur con vari adattamenti, resi necessari dopo la diaspora ebraica. Dall’epoca della diaspora, infatti, si celebra il Seder di Pesach (“il Servizio della Pasqua”), un pasto commemorativo con diversi elementi simbolici,durante il quale vengono lette e seguite scrupolosamente le indicazioni dell’Hagaddah di Pesach, una raccolta di testi rabbinici che illustra in modo dettagliato le indicazioni da seguire. Il Seder ricorda la liberazione operata da Dio durante il periodo della schiavitù d’Egitto, ponendo anche l’aspettativa per la liberazione ad opera del Messia ed evidenziando, in tal modo, sia la Redenzione passata che quella futura del popolo ebraico.
La sera precedente alla viglia di Pesach, le case delle famiglie ebree vengono ripulite da ogni traccia di lievito e di alimenti lievitati. Il lievito rappresenta il peccato, la malvagità, per cui eliminare ogni traccia di hamez significa far pulizia nella propria vita e nella propria famiglia da ogni peccato o malvagità. Si prendono, poi, dei pezzetti di pane, nascondendoli per casa, in modo che i bimbi possano trovarli; una specie di “caccia al tesoro” per i piccoli, effettuata a lume di candela, con uno scopo fortemente educativo, intrapresa solo dopo la benedizione (“Benedetto sei Tu Signore Iddio nostro, Re del mondo, che ci hai santificato coi tuoi precetti e ci hai comandato con lo sgombro dell’hamez”). I pezzi di pane trovati vengono messi da parte sino al mattino seguente, per essere bruciati. La cerimonia più importante si tiene la prima sera con la cena, il primo Seder di Pesach, in cui vengono utilizzate 4 coppe di vino più una coppa, detta “la coppa di Elia”, del vino rosso, pane azzimo, uno stinco d’agnello o un collo di pollo arrostito che rappresenta l’agnello portato al Tempio per essere sacrificato.
Tanti sono gli elementi simbolici impiegati: le verdure o erbe amare per rappresentare l’amarezza della vita, una ciotola con acqua salata per indicare le lacrime versate dagli Ebrei in Egitto, in cui vengono inzuppati sedano, cipolla cruda o patata sbucciata e bollita, una ciotola con dentro il charoset, una sorta di impasto o marmellata di frutta e frutta secca (solitamente composta da mele, pere, noci e vino) in ricordo della malta d’Egitto, utilizzata dagli schiavi israeliani per fabbricare i mattoni. Questi ingredienti simbolici vengono posizionati in un vassoio particolare (ke’ arà), utilizzato in occasione del pasto di Pasqua. Al centro del piatto del Seder, in un vassoio coperto da un panno bianco o in una sacca bianca a tre scomparti (“tasca della matzah”), si adagiano tre pani azzimi, selezionati in base al processo di lavorazione.
L’azzimo, conosciuto come “pane dell’afflizione”, è simbolo di servitù, è il pane del povero, segno della partenza improvvisa e frettolosa degli Israeliani dal paese d’Egitto. In tavola, durante il Seder, viene sempre lasciato un posto vuoto con la Coppa di Elia posta davanti, dalla quale nessuno deve bere perché è riservata all’Elia delle profezie, ossia a colui che annuncia la venuta del Messia escatologico. Il posto, perciò, rimane vuoto nel caso egli venga. Elia, secondo l’Ebraismo, verrà e porterà con sé il Messia. Le pietanze si alternano a meditazioni talmudiche, canti e letture bibliche, introdotte dalla domanda rituale sul senso della celebrazione, posta dai bambini agli adulti, e alla relativa risposta. Dopo che gli adulti hanno bevuto la quarta coppa di vino, l’ultima prevista dal rituale, i bambini corrono ad aprire la porta di casa e tutti i commensali, in piedi, esclamano: Baruch haba b’shem Adonai! (“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”). La celebrazione si conclude,poi, con canti tradizionali che ricordano la potenza di Dio e la comune fede.
Tornando alla Pasqua cristiana, invece, fu il Concilio di Nicea del 325 a stabilire che essa fosse celebrata la prima domenica dopo la luna piena che seguiva l’equinozio di primavera, e cioè in una data tra il 22 marzo e il 25 aprile. La Pasqua cristiana, che cade sempre di domenica, comprende un periodo di 7 giorni, noto come la “Settimana Santa”, che fa seguito alla Quaresima e alla festività delle Palme. E’ una settimana caratterizzata da riti religiosi solenni nel ricordo della crocifissione, morte e resurrezione di Gesù ed è considerata la festa religiosa più importante del Cristianesimo. Nei primi tre giorni, dal lunedì al mercoledì, la liturgia è dedicata alla riconciliazione con Dio. Il giovedì si apre con la Messa del Santo Crisma, nella quale sono benedetti i tre oli santi usati nella somministrazione dei sacramenti (il Santo Crisma, l’olio dei Catecumeni e l’olio degli infermi) e si conclude con la Messa “in Cena Domini”, in ricordo dell’Ultima Cena, con la cerimonia della Lavanda dei piedi e con la processione solenne all’Altare della Reposizione, dove Cristo sarà adorato nel “Sepolcro”. Il Venerdì è il giorno dedicato alla contemplazione con lo svolgimento della “Via Crucis” che ripercorre l’ultimo giorno di vita di Gesù; il sabato è dedicato alla riflessione e alla preghiera e si conclude con l’accensione del cero e la Veglia Pasquale, composta di quattro momenti: la Liturgia della Luce (benedizione del fuoco e preparazione del cero), la Liturgia della Parola (letture della parola di Dio), la Liturgia Battesimale (benedizione dell’acqua battesimale) e la Liturgia Eucaristica (rinnovamento del mistero pasquale della resurrezione). La domenica è dedicata alla festa della Resurrezione di Gesù all’interno della Chiesa e delle famiglie cristiane. Il fuoco come espressione del trionfo della luce sulle tenebre, l’acqua come elemento purificatore attraverso il quale si compie il Battesimo e il cero come simbolo di Cristo che illumina la vita dell’uomo sono gli elementi che caratterizzano la Pasqua cristiana per glorificare il sacrificio del figlio di Dio che dopo essere stato crocifisso risorge per la salvezza dell’umanità.