Era finito sotto ad una frana nel 1618 e i lavori per portare alla luce il villaggio travolto in Val Bregaglia proseguivano incessanti da tempo. Quella frana fu uno dei più grandi disastri nella storia delle Alpi. Ora gli archeologi operanti sul sito di Piuro, in provincia di Sondrio, hanno fatto riemergere il villaggio dopo 6 settimane di scavi: rovine di edifici e aree dell’antico sito sono di nuovo visibili. Si tratta di un’importante area storica che potrebbe rappresentare presto anche un’attrattiva turistica per la località che si trova al confine con la Svizzera.
A far riemergere questa ennesima meraviglia archeologica italiana sono stati oltre 60 fra studenti e ricercatori dell’Università di Verona, coordinati dal professor Fabio Saggioro, che si sono alternati nell’intervento, accertando che diversi edifici del Mot del Castel erano stati abbandonati per tempo, prima che la frana si abbattesse sulla zona, composta in prevalenza di spazi aperti e orti. Il paese, dunque, aveva già mutato aspetto rispetto alla fisionomia che aveva in epoca medioevale e per questo la perdita in termini di vite umani non fu enorme come poteva essere.
“Sino al 1300/1400 – spiega il professor Saggioro, docente di Archeologia Medioevale dell’ateneo di Verona – la collinetta ospitava strutture, edifici e abitazioni: una sorta, probabilmente, di piccolo borgo arroccato su una modesta altura. L’origine dell’occupazione di questa zona sembra doversi datare già nei secoli altomedioevali, almeno dal X secolo, come testimonia anche il ritrovamento di una moneta dei re Ugo e Lotario. Ma anche monete più tarde, databili tra XII e XIII secolo, sono state rinvenute tra le rovine degli edifici scavati”. L’equipe coordinata dal professor Saggioro ha anche scoperto pentole e vasellame da cucina e mensa tutte in pietra ollare, risalenti al 1300. “Al limite attuale dello scavo – spiega ancora il docente – sono emerse alcune sepolture che ci spingono a ipotizzare che, non a grande distanza, potremo trovare anche un edificio religioso“.