“Bambini untori? Che bambini ed adolescenti si ammalino più raramente di COVID19 è evidente, ma ancora non è ben noto quale sia il loro ruolo nella diffusione dell’infezione. La domanda è: i bambini hanno minore probabilità di infettarsi (e conseguentemente trasmettere l’infezione) rispetto agli adulti? Questa comunicazione a JAMA contiene una prima evidenza importante: i bambini esprimono poco il recettore ACE2 – quello che il SARS-CoV-2 usa per infettare le cellule – nell’epitelio nasale. Il fatto di avere pochi recettori per il virus in quella che è la porta di ingresso delle infezioni respiratorie giustifica da solo la minore suscettibilità dei bambini all’infezione. Se fosse così, dunque, i bambini oltre ad ammalarsi di meno si infetterebbero anche di meno e sarebbero meno contagiosi. Una buona notizia. Attendiamo ulteriori conferme“: lo ha scritto su Facebook il professore Pierluigi Lopalco, epidemiologo a capo della task force pugliese per l’emergenza Coronavirus, riferendosi, appunto, a un nuovo studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association.
I ricercatori dell’Icahn School of Medicine del Mount Sinai hanno scoperto che i recettori che consentono al Coronavirus di raggiungere le cellule umane sembrano essere meno diffusi nelle cavità nasali dei bambini, ragione per cui i più piccoli sarebbero meno esposti al contagio.
Lo studio ha esaminato un campione di 300 persone tra i 4 e i 60 anni e ha rilevato che gli adulti più anziani hanno recettori più attivi nel naso, mentre i bambini sotto i 10 anni hanno molecole meno attive o meno diffuse. Questo dato “potrebbe spiegare perché il Covid-19 sia meno presente nei bambini“, hanno precisato i ricercatori dell’Icahn School of Medicine, che hanno indagato soltanto le cellule delle cavità nasali che sono “il primo punto di contatto” tra il coronavirus “e il corpo umano“. I recettori presenti in altre zone del corpo, come nel tratto respiratorio, potrebbero avere effetti diversi.