“Oltre il 30% della popolazione è entrata in contatto con il virus sviluppando gli anticorpi“: lo ha dichiarato all’Adnkronos Salute Pasquale Mario Bacco, medico legale di Meleam, società specializzata in medicina del lavoro, illustrando i risultati di un’indagine condotta tra febbraio e aprile in tutte le regioni italiane e a San Marino da 13 medici legali su una popolazione in buona salute, che aveva riferito al massimo lievi sintomi influenzali, ma mai febbre, sottoposta a visita e test sierologico attraverso la ricerca degli anticorpi.
“Si trattava comunque di persone che hanno continuato a lavorare durante il lockdown, ma non di operatori sanitari, per valutare l’esposizione al virus nella popolazione generale“, ha precisato il medico.
Nell’indagine Meleam la positività agli anticorpi “non a caso è risultata più elevata in Lombardia, con Brescia in testa (quasi 50% dei soggetti testati) – prosegue Bacci – A Milano il dato è del 46%. Ma anche nel resto d’Italia i risultati ci dicono che circa il 30% del campione aveva sviluppato gli anticorpi. Tutti i positivi sono stati invitati a riferire i risultati al medico di medicina generale, e il tampone successivo ha riscontrato la positività di un numero molto limitato di casi“. “La nostra analisi ci dice che Sars-CoV-2 si è spostato verso il Sud già da fine 2019 e a inizio 2020 era già presente (risultato evidenziato dall’incidenza degli anticorpi IgG tra i positivi). Concentrazioni inferiori e minore capacità aggressiva per via del clima hanno reso la maggior parte delle infezioni, soprattutto le prime, quasi asintomatiche; quasi il 90% degli infetti non ha manifestato nessuno dei sintomi riconducibili al Sars-CoV2, primo tra tutti l’aumento della temperatura corporea“.
“Le percentuali di positività riscontrate in tutte le regioni italiane, in realtà disegnano un ‘comportamento’ del Sars-CoV-2 che lo accomuna a tutti i Coronavirus e, nello specifico, una disseminazione diffusa e disorganizzata, condizionata di base da un elemento comune che è quello delle condizioni climatiche. Abbiamo iniziato una seconda fase dell’attività durante la quale, tra l’altro, effettueremo altre 7.000 visite mediche per studiare prevalentemente come si organizza il virus in organismi infetti, con le temperature più elevate, in soggetti con patologie concomitanti medio gravi“.
La seconda fase, partita con i dosaggi anticorpali, “ci sta rivelando alcuni aspetti interessanti: abbiamo riscontrato che il Sars-CoV-2, quando è in condizioni ambientali favorevoli e quindi riesce a esprimere tutte le potenzialità genomiche, mostra una capacità di mascherare zone della molecola antigene (le epitopi). Questo spiega, almeno in parte, perché al Nord, e in particolare in Lombardia, il virus è risultato più aggressivo rispetto ad altre zone geografiche: oltre che per le condizioni climatiche, e per l’inquinamento sostenuto, questo è accaduto anche perché la risposta anticorpale è stata meno specifica ed efficace. Quindi dove il virus è stato più forte, al contrario l’anticorpo si è rivelato più debole. Al Sud invece non solo il virus ha manifestato efficacia inferiore, ma la risposta anticorpale è stata molto più incisiva. Questo conferma che la Lombardia si è trovata in una situazione che altre regioni non hanno vissuto“.
Le “nostre analisi mettono in luce inoltre il ruolo, nella diffusione, delle varie fasce d’età: i veri untori sono stati i soggetti fino ai 30 anni. Quasi sempre completamente asintomatici, hanno amplificato la diffusione del virus. Le fasce di età più giovani, almeno fino ai 30 anni, presentano un’incidenza di positività agli anticorpi più che doppia rispetto alle fasce più anziane, che invece sono quelle che manifestano i sintomi“.
“Sars-CoV-2, come tutti i Coronavirus, è condizionato in maniera determinante dal clima. In laboratorio abbiamo visto che, aumentando di pochi gradi centigradi la temperatura dei terreni di coltura e quindi portandola all’intervallo di 25-30 gradi, circa il 53% dei ceppi non sopravvive e il restante dimostra un’attività circa 12 volte inferiore“, ha spiegato all’Adnkronos Salute Bacco. “In estate si prevede che il virus presenterà un’attività molto limitata con scarsissima aggressività, ma siccome riesce a sopravvivere, probabilmente riapparirà con lo scendere delle temperature. Insomma, non se ne andrà via del tutto. La mia idea è che non sparirà, come invece ha fatto la Sars“. Essendo “sensibile al clima, Sars-CoV-2 si manifesterà sempre in maniera più incisiva nelle zone più fredde d’Italia“.
“Il virus alla nostra osservazione presenta delle sensibili mutazioni, realizzate anche in tempi brevi. Questo ci fa pensare sempre di più che sia scarsa la possibilità di realizzare un vaccino che possa essere oggettivamente efficace per un tempo meritevole di considerazione. Al momento le mutazioni osservate riguardano soprattutto zone genomiche definite ‘introni, per definizioni scarsamente codificanti“. “Stiamo riscontrando infine, con sempre maggiore frequenza, filamenti proteici virali nei liquidi biologici; al momento tale osservazione seppur interessante, non sembra avere importanti ripercussioni sull’evoluzione del microrganismo“, conclude Bacco.