Coronavirus e Fase 2, Ippolito: “Solo 2,8 milioni di persone hanno avuto contatto con il virus”

Coronavirus, Ippolito: "Abbiamo ancora solo una piccola quota di persone che sono state esposte al virus. E di queste non sappiamo quante saranno protette"
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Sulla base dei casi notificati e di sotto-notifica, la stima per l’Italia è del 4,65%, domani avremo nuove stime, con un range tra 3.75 e 5.8, cioè significa che solo 2,8 milioni di persone hanno avuto contatto con il virus“: lo ha affermato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, in audizione in commissione Sanità al Senato sui profili sanitari della Fase 2 (strategie anti e post Covid-19). “L’Italia ha meno persone rispetto al Belgio, che ha in assoluto la quota più elevata di persone che hanno avuto l’infezione, Regno Unito e Svezia. Per cui chi dice che applicare queste misure può essere stato eccessivo non si rende conto che abbiamo ancora solo una piccola quota di persone che sono state esposte al virus. E di queste non sappiamo quante saranno protette“.
E’ importante la scelta del Paese di non fare test rapidi ma sierologia vera con valori di sensibilità e specificità estremamente elevati. In ogni caso ci aspettiamo di avere una quota di falsi positivi, e tutti i positivi che verranno identificati da questa indagine andranno ricontrollati, gli andrà fatto un tampone e dovranno essere sottoposti a monitoraggio da parte delle strutture competenti sul territorio“.
Il decreto legge sugli studi epidemiologici e statistiche “è una misura urgente per dare al Paese una fotografia della situazione, per cercare di capire quante persone sono infette nella popolazione, dato importante anche perché legato alle decisioni su misure da adottare o mantenere. Il Governo ha deciso di usare questo modello, per la prima volta su larga scala in epoca recente“.
Va detto che questo virus ha un tasso di mutazioni estremamente limitato: non è sostanzialmente mutato” e “le piccole differenze che si vedono” sono “più utili per tracciare zone geografiche e catene di trasmissione che non per dire che il virus è mutato, è diventato più buono, più cattivo. Questo lasciamolo dire a persone che non si occupano di scienza, anche se purtroppo lo dicono anche persone che si occupano di scienza“.

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