“Le immagini di spiagge letteralmente sconvolte dall’uso di ruspe per operazioni di “pulizia” in vista della stagione balneare, a neanche ventiquattrore dall’ultimo appello del WWF a rispettare questi ambienti, hanno suscitato sconcerto e amarezza tra gli ambientalisti calabresi“: lo afferma in una nota il WWF Calabria.
“La situazione che desta più preoccupazione, benché segnalazioni siano pervenute da altre parti della regione, è quella che riguarda la “Costa dei Gelsomini” e i comuni della Locride in generale, cioè proprio quell’area in cui ogni anno si verifica la maggiore concentrazione (il 60-70%) di nidi di Tartaruga marina di tutta l’Italia. Un dato accertato scientificamente già da tempo grazie alle ricerche dell’Università della Calabria, dopo i primi casi registrati dal WWF sin dagli anni ’80.
Questo periodo rappresenta l’inizio della deposizione delle uova da parte degli antichi rettili marini, oggi minacciati di estinzione e l’uso di pesanti mezzi meccanici non può che compromettere in maniera irreversibile la fase più delicata e importante della loro vita. Una delle cause della rarefazione della specie è rappresentata proprio dalla riduzione o dall’alterazione dei luoghi adatti per la deposizione o, come in questo caso, della distruzione diretta del nido. Ma le spiagge, occorre ricordarlo, sono la casa di un’altra specie, questa volta un uccello, il Fratino, le cui uova vengono deposte direttamente sulla sabbia o tra i ciottoli, con il rischio di essere schiacciati dalle ruspe (così come dal transito di fuoristrada, quad, ecc.).”
Il WWF ricorda ancora una volta “come gli stessi lidi balneari abbiano tutto da guadagnare e niente da perdere in caso di nidificazione di una Tartaruga marina: un evento straordinario come la schiusa dei piccoli ha sempre e dovunque suscitato interesse ed entusiasmo, rappresentando perciò un motivo di attrattiva e di maggiore frequentazione per tutti quegli stabilimenti che, saggiamente e civilmente, hanno “adottato” il nido sin dalla sua scoperta.
Pensavamo che la tragedia del coronavirus che ha sconvolto la vita dell’intera umanità e che continua a causare morti e sofferenze, avrebbe indotto l’uomo a riconsiderare con maggiore umiltà il suo rapporto con la natura, ad un maggiore rispetto nei confronti degli altri esseri che condividono questo pianeta unico e irripetibile. Vogliamo ancora sperare che la lezione, per quanto drammatica, sia servita a qualcosa.”