Coronavirus, istanza di un gruppo di medici: “Non ci sono più i presupposti per lo stato di emergenza, le mascherine non hanno un’utilità pratica”

Un gruppo di medici ha evidenziato aspetti problematici nella gestione dell’emergenza, in particolare sotto il profilo medico-scientifico ed epidemiologico
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Un gruppo di medici (dott.  prof.  Pasquale  Mario  Bacco, dott.ssa  Antonietta Gatti, dott. Mariano  Amici,  prof.ssa Carmela  Rescigno,  dott. Fabio  Milani, dott.ssa Maria Grazia Dondini)  ha  inviato  oggi  una  istanza  in  autotutela  al Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri,  al  Ministro  della  Salute,  al  Presidente dell’Istituto Superiore  di  Sanità  e, in conoscenza, ai  Governatori  delle  Regioni.  In  questa  lettera  sono  evidenziati  aspetti  problematici  nella  gestione dell’emergenza  Covid-19,  in  particolare  sotto  il  profilo  medico-scientifico  ed epidemiologico.  Le fonti  indicate  nella  lettera  riportano  evidenze  tratte  da documenti  ufficiali,  da  studi  specialistici  e  da  notizie  diffuse  dalla  stampa.  Si tiene  a  precisare  che  l’istanza  intende  limitarsi  a  sollevare  questioni  di  merito, lasciando  agli  esperti  di  diritto,  ai  magistrati  e  agli  avvocati  le  valutazioni  di loro pertinenza.  Questa  iniziativa,  che  non  vede  coinvolta  alcuna  organizzazione  né associazione,  impone  alle  Istituzioni  interpellate  di  dare  risposta  ufficiale  ai firmatari  entro  precisi  termini  di  legge,  e  consente  –  si  auspica  –  di  chiarire molti  punti  controversi”, si legge in un comunicato stampa.

Ecco le parti più rilevanti dell’istanza.

Crediamo in  primo  luogo  che  sia  necessario  chiarire  in  modo  univoco,  chiaro  e scientificamente  credibile  che  il  Covid-19  ha  dimostrato  di  essere  una  forma influenzale  non  più  grave  degli  altri  Coronavirus  stagionali:  nonostante  l’OMS abbia  dichiarato  l’emergenza  pandemica  l’11  Marzo ,  le  cifre  ufficiali  dei deceduti,  dei  contagiati  e  dei  guariti  contraddicono  la  definizione  stessa  di “pandemia” .  La  banalizzazione  statistica  dei  decessi  è  la sintesi  di  una  comunicazione  istituzionale  che  ha  impedito,  per  tutta l’emergenza  ed  ancora  oggi,  di  avere  una  chiara  sintesi  della  situazione, portando  ad  un  circolo  vizioso  in  termini  di  provvedimenti  sanitari  e  di impatto sociale. In particolare  è  indispensabile  precisare:

  • che il totale  dei  deceduti  per  qualsiasi  patologia  o  per  morte  naturale, quotidianamente  annunciato  nei  “bollettini  di  guerra”  diffusi  dai  media,  non deve  essere  inteso  come  unicamente  riferito  al  Covid-19  o  a  patologie concomitanti;
  • quali  siano  i  reali  motivi  per  cui  in  alcune  zone  del  Nord  Italia  si  è registrata  una  diffusione  tanto  abnorme  ed  una  letalità  tanto  più  alta  rispetto ad altre  zone  del  paese, persino limitrofe.

È inoltre  necessario chiarire:

  • per quale motivo  si  siano  sottovalutati  o  ritardati  i  ruoli  di  profilassi  e terapia  di  farmaci  e  metodiche  anche  ben  conosciute  e  rivelatesi  efficaci  in molteplici  occasioni ;  questa  scelta  ha  determinato  evitabili  esiti  infausti  e lunghe  ospedalizzazioni,  mentre  i  pazienti  avrebbero  potuto  esser  trattati  con ricoveri  a  domicilio senza  gravi  complicazioni;
  • per quale motivo  si  siano  impediti  gli  esami  autoptici,  che  si  sono  invece rivelati,  quando  effettuati,  una  fonte  insostituibile  di  preziosissime informazioni  e  che  hanno  consentito  di  scoprire  che  la  causa  principale  dei decessi  non era  la  virulenza  della  patologia, ma  una  sua  errata  cura;
  • per  quale  motivo  si  continui  ostinatamente  a  “minacciare”  futuri,  possibili scenari  di  inasprimento  delle  misure  di  contenimento,  come  se l’epidemiologia  dipendesse  solo  dalla  mancata  ottemperanza  di  disposizioni sanitarie  la  cui  efficacia  è  quantomeno  dubbia:  nessuna  evidenza  scientifica permette  di  affermare  che  in  questo  stadio  dell’epidemia  sia  ancora necessario  mantenere  le  distanze  di  sicurezza,  usare  mascherine,  indossare guanti  oltre  a  curare  l’igiene  delle  mani.

Vogliamo inoltre  conoscere  quale  sia  la  base  scientifica  che  ha condotto  a  decidere  di  imporre  l’uso  di  mascherine  che  –  se  fossero  realmente efficaci  –  non  avrebbero  comunque  un’utilità  pratica  e  richiederebbero comunque  di  esser  sostituite  frequentemente;  e  che  –  laddove  non  efficaci, come  nel  caso  dei  più  comuni  modelli  distribuiti  o  addirittura  delle  mascherine fai-da-te  –  sembrano  costituire  più  che  altro  una  “drammatizzazione”  del  clima di  terrore  deliberatamente  imposto, senza  alcuna  motivazione  reale.  Facciamo  presenti  le  implicazioni  sulla  salute  dei  cittadini,  costretti ad  indossare  per  ore  la  mascherina,  con  i  rischi  ben  noti  che  questo  comporta tra  cui  ipercapnia sovrainfezioni  da  microrganismi .  Segnaliamo  altresì  che in  questi  giorni  vanno  aumentando  i  casi  di  ricovero  di  soggetti  debilitati dall’uso  prolungato  delle  mascherine ,  anche  in  concomitanza  con  le temperature  esterne.  La  stampa  ha  riportato  anche  casi  di  morti  che  potrebbero essere  legate  all’uso  della  mascherina  durante  attività  lavorative,  motorie  o sportive . Chiediamo  il  motivo  per  cui,  sulla  base  di  decisioni  assunte  da “esperti”,  si  è  deciso  di  blindare  il  Paese,  generando  una  gravissima  crisi sociale  ed  economica  che  molto  probabilmente  si  sarebbe  potuta  evitare  o quantomeno  limitare.  Anche  la  decisione  di  non  differenziare  le  misure  di contenimento  su  base  geografico-epidemiologica  non  appare  fondata  su valide  e  condivisibili  ragioni  tecnico-scientifiche”.

Il gruppo di medici chiede “che  il  Governo,  il  Ministero  della  Salute  e  le  Autorità  amministrative  oggi interpellate, vogliano alla  luce  delle  motivazioni  evidenziate,  in autotutela, revocare i  provvedimenti  fino ad  oggi  emessi  sulla base di  una  dichiarazione  di  uno  stato  di  emergenza  di  cui oggi non  sussistano  più  nemmeno  i presupposti di fatto”.

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