Coronavirus, Miozzo (Comitato tecnico-scientifico): “Se non avessimo chiuso le scuole R0 sarebbe oltre 1”

Miozzo: "L'epidemia sembra confermare che è in discesa ma è presto per dire se la conferma è compatibile con la riapertura di molte attività produttive"
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Nel pieno dell’epidemia, le scuole sono state chiuse perché epidemiologici e matematici ci hanno detto che se fossero state aperte, sarebbe schizzato verso l’alto quel fattore R0 che rappresenta l’indice di trasmissione dell’infezione. Oggi supereremmo il fatidico numero 1 che guardiamo sempre con ossessione“; lo ha affermato, in videoconferenza, Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione civile, in occasione dell’audizione resa alla commissione Affari sociali della Camera. “L’epidemia sembra confermare che è in discesa ma è presto per dire se la conferma è compatibile con la riapertura di molte attività produttive. Gli effetti della chiusura sono dimostrati dall’effetto declinante della curva, ma dobbiamo ancora vedere se indicazioni che abbiamo dato a partire dal 4 maggio mantengono questo indicatore sotto l’1
La riapertura delle scuole deve seguire la curva dell’epidemia. Ci sono apparentemente segnali positivi e favorevoli, ma è anche abbastanza prematuro dire che questa tendenza sia compatibile con la riapertura“.

A settembre dovrebbero tornare a scuola, se le condizioni epidemiche lo consentiranno, più di 8 milioni di studenti, quasi 9, e noi stiamo facendo una valutazione complessiva dal punto di vista dell’impatto perché il ritorno in classe di milioni di ragazzi significa trasporti, mobilità e utilizzo delle strutture scolastiche che sono quelle che oggi abbiamo a disposizione. E’ improbabile immaginare che da oggi a settembre la scuola possa garantire nuovi edifici e nuove realtà La preparazione degli esami di maturità del 17 giugno sarà il primo test, benché molto limitato nei numeri, perché parliamo di 500mila studenti,” ha spiegato Miozzo. “Lavoriamo con la scuola immaginando tutti i possibili scenari, analizzando settore per settore: una cosa è studiare la scuola elementare, un’altra cosa è il liceo, una cosa è dare indicazioni per un ragazzino di 8 anni, un’altra è darla per un ragazzo di 20“.

I cittadini dovrebbero usare “le mascherine normali, quelle che il decreto del 17 maggio definisce monouso, autoprodotte, di comunità: questa è la forma di protezione che ci auguriamo venga usata costantemente e che da settembre sarà utilizzata da tutti gli studenti quando potranno riaprirsi le scuole, ci auguriamo in maniera normale“.
Purtroppo c’è confusione tra i dispositivi ed il loro corretto uso. All’inizio ci fu una drammatica corsa al recupero di Dispositivi di protezione individuale (Dpi) e si tendeva a recuperare per uso domestico e privato il miglior dispositivo possibile, la mascherina Ffp3, difficile da usare, costosa e rara (dura solo qualche ora) e che dovrebbe essere impiegata solo dagli specialisti“.

Le residenze per anziani e quelle che ospitano persone con disabilita’ hanno sempre rappresentato durante la pandemia un problema serio, complesso, per la loro vulnerabilità. Il Comitato tecnico-scientifico ha sempre dato risposte precise, puntuali e tempestive“, ha affermato Miozzo, nel seguito dell’audizione resa sei giorni fa alla commissione Affari sociali della Camera. Miozzo, in particolare, ha ricordato il verbale Cts del 2 marzo del 2020, quindi “nel pieno dell’evoluzione dell’epidemia“, quando fu raccomandata una serie di “limitazioni dell’accesso di parenti e visitatori a tutte le strutture, accesso consentito solo dalla direzione sanitaria o dal responsabile sanitario“.

E’ stata una decisione sofferta, drammatica, quella di impedire la celebrazione dei funerali, che rappresentano uno dei momenti più classici della diffusione del virus“. “Solo il 4 marzo a San Marco in Lamis un funerale per una persona morta di coronavirus ha determinato il contagio di altre 70 persone e alcuni decessi. A Roma ci sono stati 18 contagiati per un funerale che per come lo viviamo noi richiede baci, abbracci e strette di mano, cioè tutto quello che deve essere vietato quando c’è una epidemia“.

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