Ormai da qualche giorno è stato dato il via ai test sierologici su un campione di 150 mila persone distribuite in duemila comuni italiani. Lo scopo è quello di mappare la diffusione del Coronavirus nel Paese. I test sono stati avviati il 26 maggio con i primi prelievi ai quali i cittadini, selezionati nel campione Istat, hanno aderito a seguito delle chiamate fatte dalla Croce Rossa Italiana (Cri).
I problemi riscontrati, però, riguardano il fatto che molti non rispondono alla chiamata, convinti che si tratti di call center generici. Durante il primo giorno di telefonate solo il 25% degli interpellati ha dato il proprio assenso a sottoporsi all’esame del sangue. La Croce rossa ha dunque fatto un appello: se ricevete una chiamata dal numero che inizia con 06.5510 è la Cri, non si tratta né di un call center generico, né di una truffa telefonica. «È un servizio che potete rendere al vostro Paese attraverso un piccolo prelievo venoso», ha spiegato Massimo Barra.
«È necessario e fondamentale che le persone che verranno contattate dalla Croce Rossa per i test sierologici rispondano positivamente alla chiamata – aveva dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza -. La chiamata potrà arrivare anche al cellulare. Avere questi risultati consentirà ai nostri scienziati di avere un’arma in più di conoscenza dell’epidemia nel nostro Paese».
L’adesione al test, come spiegato, è volontaria e a titolo gratuito. I volontari della Croce Rossa che contattano i cittadini li sottopongono ad un veloce questionario, incentrato prevalentemente sulla salute e altri importanti parametri utili a valutare la diffusione a livello territoriale e temporale del Covid-19. Dopo qualche giorno dal prelievo la Regione di riferimento comunica l’esito del test, sia in caso di positività che di negatività.