“Dobbiamo imparare a convivere col virus. Speriamo di trovare un vaccino efficace, ma non e’ garantito che questo accada“. Lo ha detto il capo delle emergenze dell’Oms, Mike Ryan, nel consueto briefing sul Covid-19. “I governi di tutto il mondo devono trovare un equilibrio tra il controllo del virus e le conseguenze sociali ed economiche delle misure”, ha aggiunto, ammettendo che “e’ piu’ facile dare queste indicazioni stando qui seduti, piu’ difficile metterle in pratica”.
“In alcuni Paesi stiamo vedendo un secondo picco, che si verifica quando il virus mantiene un livello basso di contagi e poi questi aumentano. Non proprio una seconda ondata, ma il risultato di riaperture, della nuova circolazione delle persone ma senza adeguato distanziamento e senza capacità di captare, isolare e trattare i singoli casi. Questo fenomeno si verifica più spesso a livello sub-nazionale che nazionale e non è sorprendente che avvenga dopo l’allentamento dei lockdown, ma non è necessariamente una seconda ondata. Bisogna bilanciare al meglio la salute pubblica e l’economia – ha proseguito – e non ci sono guide per questo. Sì, siamo preoccupati per molti paesi, ma ci sono modi per evitare nuovi lockdown: si tratta di micro-processi, dell’identificare precisamente tutti i casi, di avere dati dettagliati e sapere dov’è il virus, intervenendo senza coinvolgere l’intera popolazione. Questo dipende dalla capacità dei sistemi sanitari, che posso riuscire a evitare misure ‘a coperta’, che coinvolgano un intero Paese. Quello che dobbiamo fare ora è quindi puntare sulla sorveglianza sanitaria pubblica e sulla forte relazione con la popolazione”, ha aggiunto Ryan.
“L’Oms ha emanato delle indicazioni tecniche sulla riapertura delle scuole e siamo attivamente impegnati per aggiungerne altre, ma è molto difficile dare una raccomandazione universale: ci sono contesti differenti fra loro, una vulnerabilità diversa dei bambini nei diversi luoghi, una differente stratificazione delle età negli istituti”, ha affermato Ryan. “Nel prendere la decisione di riaprire le scuole – ha aggiunto Maria Van Kerkhove a capo del gruppo tecnico dell’Oms per il coronavirus – bisogna tenere in considerazione molti fattori: dall’epidemiologia del momento in un determinato luogo, al contesto dove sono inserite le scuole, alla loro abilità di prevenire e controllare le infezioni e anche di captarle, attraverso il dialogo e l’informazione con genitori e studenti. Nelle nostre indicazioni abbiamo cercato di evidenziare tutte le considerazioni da fare per prendere la decisione, che è necessariamente molto contesto-specifica. Ovviamente sono diverse per i bimbi più piccoli rispetto agli universitari”.
Anshu Banerjee, direttore del dipartimento Materno-infantile dell’Oms ha reso noto che “stiamo cercando di raccogliere più dati sull’impatto che la chiusura delle scuole sta avendo sui bambini e anche sul contesto economico, perché non si può pensare che i piccoli restino a casa con i genitori che devono continuare a lavorare”. “Una delle aree di limitata conoscenza sul Covid-19 – ha proseguito Van Kerkhove – è proprio quella dei bambini, che essendo meno colpiti sono anche meno studiati. Ci sono domande senza risposta, ad esempio sul loro ruolo nella trasmissione del virus, sul quanto si infettino, sul ruolo delle scuole nei contagi. Stiamo raccogliendo dati, e dobbiamo farlo anche quando le scuole riapriranno. Sono in corso anche alcuni studi di sieroprevalenza che includono bambini che ci diranno l’estensione dell’infezione nei piccoli”.