Coronavirus e plasma iperimmune, De Donno cita Montesano: la cura “ha tre grossi problemi: costa poco, funziona benissimo, non rende miliardario nessuno”

Coronavirus e terapie, De Donno: "Il plasma iperimmune è quanto di più democratico ci possa essere al giorno d'oggi"
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Il plasma iperimmune è quanto di più democratico ci possa essere al giorno d’oggi: è dato dal popolo e torna al popolo, è il più grande atto di solidarietà che un paziente guarito possa avere nei confronti di chi ancora sta lottando” contro il Coronavirus: lo ha affermato Giuseppe De Donno, direttore del reparto di Pneumologia dell’ospedale Carlo Poma di Mantova, in un’intervista a “La Verità”. “Cosa non meno importante, il plasma è gratuito. Quindi, come ha detto il grande Enrico Montesano, questa cura ha tre grossi problemi: costa poco, funziona benissimo, non rende miliardario nessuno“.
L’esperto ha precisato che il trattamento sperimentale “riesce a negativizzare il tampone in oltre il 90% dei casi“.
L’analisi statistica del protocollo Mantova-Pavia – prosegue De Donno – evidenzia un incremento significativo della sopravvivenza: ogni 10 pazienti si riesce a salvare una vita“.
A volte la paura, o peggio ancora l’ignoranza“, riflette il primario, “può portare a essere fuorviati dalla realtà“. Ma “in ogni ambito della vita, e a maggior ragione in quello medico-clinico, bisogna lasciare spazio ai fatti. Se ci si basasse sui fatti, vivremmo tutti meglio“.
La scienza e la ricerca devono essere libere – ha affermato De Donno – La nostra vita deve avere la priorità su qualsiasi interesse politico ed economico, altrimenti anche questa diventa merce di mercato data in mano a chi offre di più“.
Secondo De Donno proprio “il fatto che questa idea sia partita da un ospedale pubblico, anche se in collaborazione con l’ospedale di Pavia“, Fondazione Irccs, “ha suscitato parecchie diffidenze nel mondo accademico“. Tanto che “a volte il dottor Franchini e io, nei pochi minuti di pausa che abbiamo, ci chiediamo come mai non si sia partiti subito nell’organizzare una” sperimentazione “multicentrica che forse oggi qualche risultato definitivo lo avrebbe portato“.
L’unico mio interesse – ha insistito lo pneumologo – era sdoganare la terapia al plasma convalescente e, con il mio espormi, ci sono riuscito. Certo, sono stato criticato, insultato e deriso, ma poco mi importa. La cosa importante è che tutto questo ha permesso di aiutare molti pazienti che, come noi medici, non vedevano la luce in fondo al tunnel“.
Nessuno potrà mai cancellare dalla mia mente gli sguardi di terrore di chi moriva senza aver vicino nessuno“.

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