Coronavirus, il prof. Ricciardi: “Le cose vanno meglio, le situazioni di febbraio o di marzo non le vedremo più”

Coronavirus, Ricciardi: "Miglioramento nella maggioranza delle regioni. Anche in Lombardia e nella zona circostante le cose vanno meglio"
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Il prof. Walter Ricciardi, consulente del Ministero della Salute e rappresentante italiano al Consiglio dell’OMS, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì dalla mezzanotte e trenta alle sei del mattino.

Gli ultimi dati – “Siamo in una fase di ulteriore miglioramento nella stragrande maggioranza delle regioni. Anche in Lombardia e nella zona circostante le cose vanno meglio, certo sono dati un po’ peggiori rispetto al resto d’Italia dove abbiamo delle zone a zero casi da diversi giorni. E’ una situazione da monitorare, non ne siamo usciti, dobbiamo essere ancora vigili per evitare una seconda ondata. Siamo in una fase di grande miglioramento”.
“Dobbiamo essere molto attenti a bloccare eventualmente nuovi focolai epidemici. Siamo molto migliorati sotto questo punto di vista, sicuramente le situazioni di febbraio o di marzo non le vedremo più, ma dobbiamo stare molto attenti. Soprattutto per gli anziani questa malattia può essere molto pericolosa e va bloccata sul nascere. Adesso il sistema dei controlli sui mezzi di trasporto è molto forte e molto rigoroso, le cose stanno andando abbastanza bene“.

Il comportamento degli italiani – “C’è una stragrande maggioranza di persone che si comporta con grande disciplina e grande responsabilità. Qualcuno invece non ne è dotato, o non vuole esserlo, ho visto ultimamente delle manifestazioni prive di qualsiasi misura di sicurezza, non dico le mascherine, ma nemmeno la distanza. Strette di mano, grida, tutta una serie di comportamenti che a me allarmano molto. Quando vedo migliaia di persone in una piazza a stretto contatto visto che il virus circola ancora vedo purtroppo incubazione“.

La situazione in Europa – “Ogni Paese vuole evitare l’ingresso di persone che vengano da zone dove c’è alta circolazione. Gli austriaci non hanno fino ad oggi chiuso i confini in maniera unidirezionale, gli atteggiamenti unidirezionali sono sbagliati, dobbiamo far capire ai Paesi che confinano con noi che la situazione nella stragrande maggioranza delle regioni italiane è positiva. Alcuni Paesi sono allarmati perché vedono i dati della Lombardia e sono ancora un po’ preoccupati. La scelta svedese? Completamente incomprensibile. Stati Uniti e Gran Bretagna ad esempio sono intervenuti tardi. La Svezia invece si è fidata di una singola persona che ha adottato la teoria che sarebbe stata appiattita la curva senza lockdown e invece loro sono in piena epidemia, con tanti casi e tanti morti. Morti che si potevano evitare con delle strategie più tempestive“.

L’indebolimento del virus – “Le voci contrastanti dalla comunità scientifica dipendono dal fatto che i medici non sono tutti uguali. Ci sono medici clinici, che curano i pazienti, che sono dei medici importantissimi, che curano effettivamente l’individuo e la persona malata, e medici che sono dei medici che non curano i pazienti ma le organizzazioni, i sistemi. Io faccio parte del secondo insieme. Sempre medici siamo. Il medico che cura il paziente dice agli altri che non sono veri medici, perché non hanno mai visto i pazienti. Gli altri rispondono ‘ok, ma tu invece non hai il quadro completo della situazione’. I clinici molto spesso tendono a generalizzare la situazione dei pazienti che vedono loro. Quando ci fu il virus dell’immunodeficienza acquisita, i medici alla fine degli anni ’70 e ’80 vedevano pazienti omosessuali ed erano convinti che quella malattia riguardasse solo gli omosessuali. In realtà gli altri medici vedevano il virus, vedevano una trasmissione a tutti, e mettevano in guardia che la malattia non era limitata solo agli omosessuali. Il virus oggi circola nella stessa maniera e non è mutato. Si vedono pazienti diversi perché siamo diventati più bravi a identificarlo e a curarlo. Ma il virus continua a circolare ed è pericoloso come era all’inizio“.

La situazione negli ospedali – “Sono stati trovati 200 milioni per fare in modo che i pronto soccorso abbiano percorsi separati per i pazienti Covid e i pazienti non Covid. Ci sono i soldi, c’è il potere per le Regioni di muoversi, ma ogni Regione si muove in modo diverso rispetto alle altre. Queste risorse dovrebbero essere mobilizzate subito, perché a settembre o a ottobre quando torneranno i virus respiratori, i pronto soccorso devono essere pronti. La mia preoccupazione è che le risorse trovate dal Governo non vengano utilizzate presto e bene dalle Regioni. La seconda ondata? Quando arriva la stagione fredda tornano i virus respiratori. Come influenza e parainfluenza. E’ probabile anche che torni anche il Coronavirus. Dobbiamo essere pronti. Dobbiamo vaccinare obbligatoriamente tutto il personale e tutte le persone particolarmente fragili contro l’influenza. Questo, nell’attesa del vaccino contro il coronavirus, serve ad evitare che si incrocino le due cose. La cosa vale anche per le donne in gravidanza e per i bambini fragili, che hanno delle particolari situazioni di difficoltà“.

La ripresa della Serie A – “Riaprire gli stadi al pubblico anche se parzialmente? E’ una ipotesi che si farà nel momento in cui la circolazione del virus sarà ridotta ai minimi termini. In qualche Regione teoricamente si potrebbe già aprire. E dico teoricamente. Ma queste manifestazioni non possono prescindere dalle misure di sicurezza e farle rispettare a migliaia di persone è difficile. Non è da scongiurare il rischio, bisogna prepararsi per fare in modo che sia ridotto“.

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