Il 60% di fiumi e laghi inquinati “da industria, pesticidi, farmaci e microplastiche”: “46 storie di ordinaria follia sull’inquinamento delle acque in Italia”

Dai pesticidi agli antibiotici, dalle microplastiche alle creme solari, Legambiente torna a denunciare l'inquinamento dei corpi idrici in Italia
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Domani è la Giornata Mondiale dell’Ambiente e Legambiente torna a denunciare l’inquinamento di fiumi, laghi, del mare lungo le coste e delle falde acquifere, per anni utilizzati come discariche dove smaltire i reflui delle lavorazioni industriali a cui si aggiungono oggi nuove sostanze chimiche: dai pesticidi agli antibiotici, dalle microplastiche alle creme solari. Solo qualche settimana fa, “l’effetto del lockdown aveva restituito acque piu’ limpide, a causa della chiusura di molte attivita'” ma “con le riaperture l’effetto sembra essere svanito, come emerge dagli sversamenti illeciti nel fiume Sarno, in Campania, ‘il piu’ inquinato d’Europa’, o quello del bacino padano, area di maggiore utilizzo europeo di antibiotici negli allevamenti, i cui residui si ritrovano nelle acque”.

Nel dossier “H2O – la chimica che inquina l’acqua”, l’ong rileva che circa il 60% delle acque di fiumi e laghi italiani non e’ in buono stato e molti di quelli che lo sono, non sono ben protetti. L’associazione ricorda “46 storie di ordinaria follia sull’inquinamento delle acque in Italia”, siti che da decenni aspettano bonifiche e riqualificazioni: da Porto Marghera in Veneto, primo sito nazionale da bonificare individuato nel 1998, passando per la Sardegna con i metalli pesanti nella zona industriale di Portoscuso e sostanze organiche, solventi clorurati e idrocarburi nella zona industriale di Porto Torres, per arrivare in Sicilia, a Milazzo, Gela, Augusta Priolo e Melilli, aree devastate dalle industrie del petrolchimico.

Su dati del registro europeo degli inquinanti E-Prtr (European Pollutant Release and Transfer Register), Legambiente calcola che dal 2007 al 2017 gli impianti industriali abbiano immesso, secondo le stesse aziende, 5.622 tonnellate di sostanze chimiche nei corpi idrici. Dai metalli pesanti a materiali organici l’Ue ha individuato 45 sostanze prioritarie che gli Stati membri sono tenuti a monitorare. Oltre 2.700 i contaminanti emergenti non ancora regolamentati, dai potenziali effetti avversi su salute e Ambiente derivanti da prodotti che si usano ogni giorno. Sono 130mila all’anno, le tonnellate di pesticidi usate in agricoltura che si ritrovano in acque superficiali (67%) e sotterranee (33%) secondo l’Ispra. Altro rischio sanitario, riferisce Legambiente, deriva dai contaminanti nelle attivita’ agrozootecniche: in Italia avviene un terzo delle 33mila morti annue nell’Ue da infezioni da Amr (agenti resistenti agli antimicrobici). Nel 2019, l’Agenzia Europea del Farmaco ha evidenziato un uso di antibiotici sproporzionato nei nostri allevamenti: 1.070 tonnellate all’anno, il 16% dei consumi Ue, con il bacino padano area di maggiore utilizzo europeo.

Legambiente invita tutti i cittadini a denunciare eventuali casi di fossero a conoscenza e suggerisce al governo che “una parte considerevole dei mille miliardi di euro stanziati dall’Ue per le politiche ambientali e climatiche finanzi il Green New Deal italiano” per interventi infrastrutturali idrici e fognari.

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