Pillola abortiva, la Toscana segna un punto decisivo: sarà somministrata in ambulatorio senza ricovero in ospedale

"È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire. Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili"
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L’Italia non è unita nemmeno nell’aborto. A qualche giorno di distanza dalla decisione dell’Umbria di rendere più difficile l’aborto farmacologico, imponendo il ricovero ordinario alle donne che prendono la Ru486, la Toscana fa ben altro: la regione approverà a giorni una delibera che consente la somministrazione della pillola abortiva in ambulatorio. È il primo caso in Italia: in genere gli ospedali italiani utilizzano il sistema del day hospital per somministrare il farmaco alle donne, che vengono poi dimesse e invitate a tornare per assumere un altro medicinale.

La Toscana lavorava già da tempo alla semplificazione dell’utilizzo della Ru486. Lo scorso anno, infatti, associazioni, politici e professionisti avevano chiesto alla giunta di intervenire per semplificare il percorso, forti anche del lavoro di una struttura, l’Iot di Firenze, che ha già più volte utilizzato il farmaco abortivo.

“Siamo stati i primi a somministrare la Ru486, acquistandola all’estero, perché la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni — spiega il governatore della Toscana Enrico Rossi —. Ben prima della sciagurata decisione dell’Umbria avevamo ritenuto di fare questa delibera, per evitare alle donne, quando è possibile, di recarsi nei reparti di ginecologia. Però è necessario che l’ambulatorio sia collegato all’ospedale, per risolvere eventuali problemi. È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire. Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili”.

Sebbene l’Umbria abbia deciso tutt’altro, in verità non cambia molto rispetto a prima: in Italia circa il 75% delle donne che vengono ricoverate firmano e tornano a casa dopo aver preso il medicinale. La Toscana, invece, fornisce un’ulteriore svolta, perché grazie agli ambulatori le donne che abortiscono non avranno a che fare con ospedali e reparti di ginecologia.

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