Attenzione alla mega truffa online sui biglietti per i concerti di Vasco Rossi: creato finto sito per prenotare

Il guadagno della cyber banda di criminali dovrebbe ammontare a circa cinquecentomila euro, ai danni di ignari fan di Vasco Rossi
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La polizia ha portato a termine un’importante operazione, scovando una banda di cyber criminali che aveva clonato il sito di un’importante agenzia di vendita di ticket on-line. Circa 1400 fan avevano già acquistato i biglietti del tour 2018 di Vasco Rossi, ma era una truffa. Solo il giorno del concerto si sono resi conto che presso i varchi non vi era alcuna biglietteria e che il codice in loro possesso non era valido. Di qui erano partite le indagini.

E’ accaduto dopo il tour “Non stop live 2018”, con 10 tappe per un totale di 455.000 spettatori. Per molti fans gli eventi del tour hanno riservato una terribile sorpresa. Dopo mesi di attesa, infatti, hanno scoperto che non vi era alcuna biglietteria dove poter ritirare il ticket acquistato molto tempo prima su internet. Le vittime erano convinte di aver prenotato sul sito ufficiale gestito dalla Best Union Company Spa, società bolognese titolare del sito internet vivaticket.it, quando hanno effettuato il pagamento (come indicato dal sito) del ticket. Il giorno del concerto, avendo nel frattempo ricevuto, tramite corriere, il “qrcode” da presentare in biglietteria per il ritiro, hanno però capito che presso i varchi non vi era alcuna biglietteria e che il codice in loro possesso non era valido.

La Best Union Company S.p.A., unica societa’ autorizzata a vendere i biglietti per il concerto di Vasco, a seguito delle centinaia di segnalazioni di utenti truffati, ha denunciato quanto accaduto alla Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna che ha avviato un’articolata attivita’ di indagine in seguito alla quale gli investigatori hanno successivamente individuato otto siti “cloni”, creati ad hoc per richiamare l’aspetto grafico di quello ufficiale, sui quali era stato illecitamente pubblicizzato il marchio registrato “Vivaticket“. Il numero delle vittime, l’importo corrisposto per i biglietti, l’ammontare delle somme movimentate tra i complici della truffa, fanno ritenere che i proventi delittuosi per la sola frode dei falsi accessi ai concerti del tour “Non stop live 2018” si attestino su una cifra ben superiore ai 500.000 euro.

L’attivita’ investigativa, coordinata dal sostituto procuratore della Procura della Repubblica di Bologna Luca Alfredo Davide Venturi, ha consentito di rilevare come i siti internet, le sim telefoniche ed i conti correnti utilizzati per ricevere i pagamenti delle false prenotazioni per i concerti, fossero intestati a dei prestanome: un sessantunenne di Albignasego ed un quarantatreenne moldavo residente a Fontaniva (PD) titolare di una societa’ milanese di carpenteria. L’iscrizione nel registro delle imprese risultava indispensabile ai truffatori per poter ottenere la convenzione con i circuiti di pagamento con carte di credito. Per evitare ad altri ignari fan di cadere nella medesima truffa ed interrompere l’attivita’ criminosa, con un provvedimento di sequestro preventivo, richiesto urgentemente dalla Procura della Repubblica di Bologna al Gip presso il Tribunale di Bologna, sono stati oscurati gli otto siti clone: privatetickets.it, privatetickets.eu, vivaticket.eu, vascorossi.co, privateticket.eu, vivatickets.eu, privateticket.it e nonstoptickets.eu.

La Procura della Repubblica di Bologna ha poi emesso provvedimenti di perquisizione personale, domiciliare ed informatica nei confronti dei due prestanome nel corso delle quali risultava possibile individuare un ulteriore indagato: un quarantenne di Sandrigo (VI) che era in contatto costante con i reali ideatori, organizzatori e principali beneficiari della truffa mediante la piattaforma di messaggistica skype. I tre indagati veneti sono risultati gravati da precedenti di polizia per reati contro il patrimonio. L’attivita’ investigativa, eseguita mediante l’analisi delle connessioni telematiche ai conti correnti utilizzati dai malviventi, ha consentito di rilevare come le utenze mobili utilizzate agganciassero celle del territorio sardo. Per preservare l’anonimato, i malviventi, dopo vari trasferimenti di denaro da un conto corrente all’altro, riciclavano il provento dell’attivita’ in criptovaluta Bitcoin. L’analisi dei flussi finanziari e le evidenze probatorie raccolte dagli inquirenti hanno consentito di identificare in due giovani insospettabili professionisti della provincia di Sassari gli ideatori del progetto. Nel marzo scorso, Il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Bologna, coadiuvato dall’omologo Compartimento di Cagliari, ha eseguito sul territorio sardo, sulla base di ulteriori decreti emessi della Procura della Repubblica di Bologna, due perquisizioni a carico dei vertici dell’organizzazione. Sono stati sequestrati agli indagati sardi un tablet ed alcune sim card, due delle quali particolarmente importanti per le indagini. Le due schede risultavano, infatti, aver “sollecitato”, negli stessi momenti, le medesime celle del territorio nazionale a cui si connettevano le sim dati utilizzate per le frodi, a riprova che i due indagati avevano avuto nella loro disponibilita’ anche queste ultime e quindi delle loro responsabilita’ quali ideatori del progetto criminale. I delitti contestati agli indagati, allo stato sei, sono l’associazione per delinquere, sostituzione di persona, turbativa della liberta’ dell’industria e del commercio, contraffazione del marchio, indebito utilizzo di carte di credito e truffa continuata.

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