Accadde oggi: nel 1996 a Edimburgo viene clonato il primo mammifero, è la pecora Dolly

Il nome “Dolly” le venne assegnato dall’allevatore in onore della prosperosa cantante Dolly Parton, perché la pecora era nata da cellule mammarie
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Venne chiamata Dolly e passò alla storia per essere il primo mammifero clonato. L’annuncio della clonazione arrivò più tardi, ovvero il 22 febbraio 1997, ma Dolly era venuta alla luce qualche mese prima, proprio il 5 luglio 1996. Altri animali erano già stati clonati prima con successo, ma non si trattava di mammiferi. Dolly è stata prodotta al Roslin Institute in Scozia dove ha vissuto fino alla morte, quasi sette anni dopo. Il nome “Dolly” le venne assegnato dall’allevatore in onore dell’affascinante e prosperosa cantante country Dolly Parton, proprio perché era nata da cellule mammarie. Fu Ian Wilmut del Roslin a portare a termine la clonazione, partendo da una cellula somatica adulta, attraverso il trasferimento nucleare di cellule somatiche. I nuclei di cellule non appartenenti alla linea germinale del donatore vengono trasferiti in cellule embrionali denucleate, per poi essere indotti ad avviare lo sviluppo del feto tramite elettroshock e impiantazione in una madre surrogata. Dolly, alla luce di questo, ha avuto tre madri: una ha fornito il nucleo di una cellula non germinale e il DNA, un’altra la cellula embrionale denucleata e l’ultima è la madre surrogata.

Le polemiche dopo la sua clonazione sono state – e sono tuttora – numerose. La morte di Dolly, abbattuta il 14 febbraio 2003 a seguito di complicazioni dovute ad un’infezione polmonare, è stata imputata ad un invecchiamento precoce. Secondo gli scienziati di Roslin, comunque, non ci sono connessioni tra la morte e il fatto che Dolly fosse un clone, anche perché altre pecore nella fattoria hanno avuto problemi simili. Il 9 aprile 2003 i resti impagliati di Dolly sono stati posti al Royal Museum di Edimburgo, che fa parte del National Museums di Scozia.

Dopo anni, infatti, le radiografie della pecora Dolly, hanno rivelato che l’animale non soffriva né di artrite, né di invecchiamento precoce. Lo studio relativo, che era stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports, si deve a un gruppo di ricercatori guidati da Kevin Sinclair, dell’università di Nottingham.

Era stato reso noto nel 2003 che Dolly soffriva di artrite alla zampa posteriore sinistra e la notizia aveva sollevato preoccupazioni e dubbi sulla salute degli animali clonati e sul loro possibile invecchiamento precoce. Nessuna delle radiografie originali di Dolly era stata conservata,  e dunque i ricercatori hanno effettuato radiografie degli scheletri delle quattro pecore, conservati presso il Museo Nazionale della Scozia a Edimburgo. Secondo le analisi Dolly non era invecchiata precocemente, non aveva l’artrite e lo stato delle sue articolazioni era simile a quello delle coetanee.

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