Un anno senza Andrea Camilleri, la storia, la vita e la sua eredità: uscito postumo l’ultimo inedito romanzo di Montalbano

Era semplicemente un genio, ironico e intelligente: ieri è uscito 'Riccardino', l'ultimo episodio postumo di Montalbano
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Era semplicemente un genio, ironico e intelligente. Frutto di quell’italianità che piace, che amiamo noi stessi italiani e che è conosciuta in tutto il mondo per la propria cultura, la propria tradizione, la propria empatia e la propria passione. E Camilleri di passioni ne aveva tante: l’amore, il mare, la letteratura, la vita. Andrea Camilleri è morto esattamente un anno fa, il 17 luglio 2019, a 93 anni. Ma chi era il grande maestro siciliano?

Divenuto noto al grande pubblico grazie al suo personaggio più amato, il commissario Salvo Montalbano, Camilleri ha al suo attivo una bibliografia fatta da veri e propri capolavori, e una vita altrettanto longeva e intensa. Andrea era nato a Porto Empedocle il 6 settembre 1925. Negli anni Quaranta si era trasferito a Roma, dove il suo lavoro divenne più intenso e decisamente ispirato dalla città eterna. Due anni dopo entrò – senza più uscirne – nel mondo del teatro, in qualità di regista e di sceneggiatore. Il 1949, per Camilleri, fu l’anno della svolta: venne ammesso all’Accademia di Arte Drammatica Silvio D’Amico.

Andrea Panegrossi/LaPresse

Nel 1947 si era sposato con Rosetta Dello Siesto, dalla quale ebbe tre figlie, Andreina, Mariolina e Betta. Camilleri era anche attivissimo e orgogliosissimo nonno di quattro nipoti: Alessandra, Arianna, Francesco e Silvia. Fumatore accanito e amante della buona cucina, il maestro era un genio ironico e brillante, e questo suo carattere esuberante e quasi sacrilego venne fuori fin da ragazzo, quando durante gli anni di frequenza del collegio vescovile lanciò delle uova contro un crocifisso e, ovviamente, venne espulso.

Andrea approdò alla Rai nel 1957, lavorando nel campo della produzione televisiva. Iniziò a scrivere solo in un secondo momento: il suo esordio letterario è rappresentato da “Il corso delle cose“, pubblicato nel 1978. Il primo romanzo della fortunatissima serie che vede protagonista il commissario Montalbano, comparve invece nel 1994, quando uscì il volume “La forma dell’acqua”. La trasposizione in serie televisiva, dove Montalbano è interpretato ancora oggi da Luca Zingaretti, apportò il sigillo definitivo all’enorme successo delle avventure ambientate a Vigata. Il successo dello scrittore siciliano, oltre che dal cuore degli italiani, è sancito anche dalle dieci milioni di copie dei suoi libri vendute in tutto il mondo e dalla traduzione dei suoi testi in più di 120 lingue.

Il 16 luglio è uscito il libro postumo, Riccardino

Andrea Camilleri appare personalmente nell’ultimo inedito romanzo con protagonista il commissario Montalbano. L’attesissimo ‘Riccardino’ è uscito postumo, per volontà dell’autore, il 16 luglio per Sellerio. Tra le sorprese il ‘confronto-scontro’ tra Salvo Montalbano e il suo alter ego letterario e televisivo, lo scambio di fax e le telefonate con l’Autore. Scritto a 80 anni e accompagnato da aneddoti e leggende come quella che fosse stato custodito nella cassaforte della casa editrice quando Camilleri lo consegnò nel 2005 a Elvira Sellerio, ‘Riccardino’ è stato ideato nel 2004 come ultimo capitolo della serie del Commissario e ripreso in mano dallo scrittore nel 2016, quando aveva 91 anni, mantenendo la trama, con alcune modifiche nel linguaggio, tanto che Sellerio pubblica anche una un’edizione speciale di Riccardino (pp 590, euro 20), con una nota di Salvatore Silvano Nigro, in cui si può leggere la prima versione del 2005 e quella definitiva, come da desiderio dell’autore.

La storia si apre con una botta d’insonnia di Montalbano e la chiamata, alle 5 del mattino, appena è iuscito ad addormentarsi, di un certo Riccardino che il commissario non conosce proprio. Pensa che lo sconosciuto, che gli ricorda un appuntamento al Bar Aurora di Vigata, abbia sbagliato numero e per tagliare corto lo rassicura sul suo arrivo e si rimette a dormire. Ma poco dopo le sei del mattino arriva un’altra telefonata, questa volta di Catarella che lo avverte, su richiesta di Fazio, di un omicidio proprio davanti al Bar Aurora e il morto è Riccardino. Da qui partono le indagini che vedono Montalbano convocato dal Vescovo di Montelusa che vuole sia lui a seguire il caso perché uno dei tre amici di Riccardino, Alfonso Licausi. Le ricerche si sviluppano tra tradimenti, conti bancari, ditte e camionisti di un’azienda mineraria.

Naturalmente, la storia è tutta inventata di sana pianta, nessun personaggio può essere ricondotto a una persona realmente esistente. Lo stesso vale per le situazioni, le intestazioni delle ditte e delle banche, i cognomi. Il contesto invece no, quello purtroppo esiste. Ringrazio Emilio Borsellino che mi ha dato lo spunto per la storia del camion, da me naturalmente stracangiata” scriveva Camilleri nel 2005 nella nota che ora chiude il libro in cui si fa riferimento anche al 2016, anno in cui lo scrittore spiega di considerare doveroso aggiornare la lingua. “Come risulta evidente il titolo di questo libro e’ anomalo rispetto a tutti gli altri della serie, infatti Riccardino era per me un titolo provvisorio e mi ero ripromesso di cambiarlo quando sarebbe arrivata l’ora della pubblicazione, giunto pero’ a questo punto preferisco che rimanga come titolo definitivo perche’ intanto mi ci sono affezionato” raccontava lo scrittore.

La nipote: “a lui dedico mio primo film da regista”

Sui titoli di coda del mio ‘Famosa’ ho voluto una dedica semplice che recita: a nonno“. Alessandra Mortelliti, 39 anni, attrice, e ora alla sua opera prima da regista cinematografica è la nipote di Andrea Camilleri: “Mi manca molto e gli devo molto, anche per questo film di cui ha seguito tutte le varie stesure della sceneggiatura”, racconta. Il film la cui uscita era prevista per aprile è stato fermato dal lockdown ed è uscito di recente. “Mio nonno è stato tra i primi a vedere il film – racconta – era ormai cieco, ma è riuscito ugualmente a fruirlo attraverso l’audio. Alla fine si è commosso, è restato un po’ in silenzio e mi ha detto: ‘Hai fatto il film che volevi fare’“.

E’ stato proprio Camilleri, ricorda, ad indirizzarla verso la regia quando lei, anni fa, comunicò la sua decisione di diventare attrice, spiazzando un po’ tutta la famiglia. “Mio nonno era perplesso perché io ero molto chiusa e timida, mi disse che ero più adatta alla regia, cosa che all’inizio non condividevo – spiega – ma aveva ragione lui, mi ha indirizzato verso qualcosa che avevo dentro ma che ancora evidentemente non riuscivo a focalizzare. A recitare però non rinuncio, e devo anche ringraziare l’accademia, dove sono entrata con una vena da attrice drammatica e che invece mi ha indirizzato verso ruoli comici che divertivano moltissimo mio nonno. Vedendomi in quella veste si era ricreduto“.

Professione a parte, si ritiene una nipote fortunata: “Il nostro non è mai stato il classico nonno da pranzo della domenica, ce lo siamo goduti davvero“. Alessandra e sua sorella, racconta, vivevano nell’appartamento adiacente e comunicante con il suo: “Eravamo sempre intorno a lui quando scriveva – racconta – e poi si dedicava moltissimo a noi, ha sviluppato parecchio la nostra fantasia”. Da grande affabulatore, racconta, “ci spalleggiava nelle nostre invenzioni relative agli amici immaginari. Io ne avevo parecchi e lui stava al gioco, anzi ci metteva il carico da undici“.

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