E’ stato pubblicato l’articolo intitolato “COVID-19 as a Vascular Disease: Lesson Learned from Imaging and Blood Biomarkers” (Il COVID-19 come una malattia vascolare: lezione appresa da imaging e biomarcatori del sangue).
Secondo il prof. Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell’Università di Ferrara, il COVID-19, una malattia inizialmente ritenuta in modo prominente come una polmonite interstiziale con vari gradi di gravità, può essere considerata una malattia vascolare per quanto riguarda le gravi complicanze e le cause di mortalità. Di recente, i coaguli di sangue sono emersi come il fattore comune che riunisce molti dei sintomi inizialmente attribuiti senza una spiegazione al COVID-19. I biomarcatori cardiovascolari ed in particolare il D-dimero e la troponina sembrano marcatori prognostici molto potenti, evidenziando la necessità di interventi e trattamenti precoci e più aggressivi al fine di evitare e/o minimizzare la tromboembolia arteriosa/venosa e l’infarto del miocardio. I modelli di imaging ecografico sia a livello polmonare che periferico possono anche essere armi molto utili che hanno il vantaggio di essere in grado di monitorare longitudinalmente il quadro clinico, cosa che il tampone rinofaringeo/PCR in tempo reale non è in grado di fare e che la TAC può far perseguire solo con una significativa esposizione alle radiazioni. Secondo l’autore, la lezione appresa nella prima fase della pandemia da COVID-19 suggerisce di cambiare e di ricominciare con un imaging mirato ed i biomarcatori vascolari del sangue.
Fonte: https://www.mdpi.com/2075-4418/10/7/440