I migranti “tutti, indistintamente, vanno testati subito con il tampone appena sbarcano o arrivano in Italia. Bisogna bloccare sul nascere le situazioni a rischio“, altrimenti si rischia “la diffusione a macchia d’olio del virus, che non se n’è mai andato, non ce lo dimentichiamo“: lo ha affermato, in un’intervista a “Il Giornale“, il virologo Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia e Virologia dell’università di Padova.
Secondo Crisanti, “sono gli asintomatici i più infettivi. Purtroppo, molto spesso, le infezioni circolano tra i giovani che trasmettono e infettano. Gli anziani invece si ammalano“.
Il virus, avverte Crisanti, “non guarda in faccia nessuno e circola ovunque. Quindi dovevano essere testati pure i migranti. Non avevamo sospetti precisi, ma volevo monitorarli perché erano stati lasciati fuori dai controlli epidemiologici“.
“Il ministro della Salute Roberto Speranza ha aggiornato il blocco dei Paesi a cui è vietato l’accesso nel territorio italiano e concordo sulla scelta di prevenzione. Ma credo che non abbia incluso gli Usa. E penso sia un grave errore, visto che è il Paese con più malati di Covid al mondo,” ha proseguito Crisanti. “Noi ci scandalizziamo che un migrante sia positivo ma della pandemia dobbiamo solo ringraziare i cinesi che hanno ritardato la comunicazione dei dati e che hanno favorito il virus prima del blocco dei voli. Io non me le dimentico le drammatiche settimane di febbraio“.
“Di certo il virus non è morto. Continua a circolare. E non si sa quanto sottotraccia. Non so se stiamo testando le persone giuste,” ha spiegato Crisanti. “In Veneto, per esempio, i tamponi sono quasi tutti fatti al personale ospedaliero che è molto protetto. E non sono molto significative. In questo momento non stiamo facendo un campionamento della popolazione“. “Non ci rendiamo conto che possono esserci tanti casi positivi asintomatici in circolazione, che si accumulano e che poi possono creare grossi problemi di diffusione del virus“, ha concluso il virologo.