Alessandro Mustazzolu, microbiologo e virologo presso Istituto Superiore di Sanità, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un post di denuncia in merito ad un evento accaduto al Policlinico Gemelli di Roma. Si tratta di una di quelle cose che passerebbero inosservate ai più, ma di cui un ‘addetto ai lavori’ si accorge, perché sa che potrebbe essere un potenziale pericolo in periodo di epidemia. “Policlinico Gemelli, 2 luglio 2020, ore 10.45. Sala accettazione, presenti circa 120 persone in attesa – scrive il virologo -, circa 40 persone indossano la mascherina con il naso scoperto, ma la cosa veramente assurda è che un operatore sta cambiando, davanti a tutti, i filtri dei condizionatori laterali, agitandoli in aria per passarli ad un suo collega il quale prontamente li mette in una busta nera, strozzandola per l’estremità, facendo quindi fuoriuscire aria. L’intera procedura è sicuro (e non rompetemi i coglioni con prove scientifiche, questa è una cosa che sanno anche gli studenti del primo anno di biologia) abbia prodotto aerosol. Entrambi gli operatori lavoravano con mascherina abbassata e senza occhiali protettivi”.
“Gli ospedali sono stati l’epicentro di questa pandemia e i condizionatori, per mestiere, filtrano l’aria – prosegue il post –. L’intera pandemia, dal punto di vista decisionale, è stata gestita da epiedmiologi, e altre figure professionali che dubito abbiano mai visto un microrganismo in vita loro, i loro modelli hanno spesso fatto cilecca, tuttavia ancora nei meeting (è successo ieri)sento epidemiologi perculare categorie come i microbiologi. La mia categoria in questa pandemia ha lavorato, silente, dando dei risultati certi e concreti, risultati su cui si sono basati tutti in quanto unici concreti. Addirittura sulle morti c’è stata discussione, ma sul ritrovamento dell’RNA virale i dati sono stati rapidi e tempestivi. I miei colleghi hanno lavorato giorno e notte, con una paga sicuramente non congrua alla loro preparazione e a volte senza un contratto, lontani da quei riflettori tanto cari alle altre categorie”.
“Perché tutto questo sproloquio? Un epidemiolgo in una situazione come quella che mi è appena capitata avrebbe consultato la letteratura, allestito un modello matematico e sarebbe infine giunto a delle conclusioni probabilistiche. Un microbiologo avrebbe subito detto che quella situazione è sicuramente una situazione di pericolo e, se spinto a farlo, lo avrebbe anche potuto dimostrare in poche ore. Ancora una volta incoraggio il lavoro di squadra (che a questo punto credo sia un’utopia) dove ognuno, in base al grado di preparazione, cerchi di dare il proprio contributo, altrimenti rischiamo di combattere, per la seconda volta, una battaglia contro un gigante utilizzando una semplice fionda che probabilmente dovrebbe centrare l’occhio del gigante”, conclude.