Coronavirus, immunologo: “Nessun allarme nel Lazio: serve maggiore informazione, non chiusure”

Coronavirus, Le Foche: "Personalmente non sono in allarme per la situazione del Lazio - spiega l'immunologo - credo che ci debba essere un equilibrio"
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E’ necessaria una maggiore informazione, più chiara e di facile interpretazione, non nuove chiusure“: è quanto sostiene Francesco Le Foche, immunologo clinico, responsabile del Day hospital di Immuno-infettivologia del Policlinico Umberto I di Roma, che commenta all’Adnkronos Salute l’allarme lanciato dall’assessore alla Sanità e Integrazione socio-sanitaria del Lazio Alessio D’Amato, che ha annunciato nuove misure e ventilato persino chiusure.
Personalmente non sono in allarme per la situazione del Lazio – spiega Le Foche – credo che ci debba essere un equilibrio. Dobbiamo sicuramente essere attenti, anzi attentissimi, sul territorio che come diciamo da marzo è fondamentale nelle pandemie. Rappresenta ciò che c’è di fragile in queste situazioni. Dobbiamo controllare con scrupolo le parti più deboli del territorio. E prevenire i contagi“.
Le aree fragili “sono quelle dove ci sono persone più deboli economicamente, che non possono pagare affitti e vivono in 20 nella stessa stanza, o situazioni in cui ci sono migranti non censiti“.
Poi ci sono “anche la movida e gli assembramenti notturni, importanti ma minoritari. Non vedo la popolazione, nella sua maggioranza, indisciplinata. Anzi, credo si comporti abbastanza bene. Per cui dubito che ci possa essere un allarme grave. Ma dobbiamo essere responsabili. Questo è il momento più giusto per esserlo perché abbiamo una migliore condizione climatica. E anche i raggi ultravioletti, presenti in una quantità di ore significative, sono d’aiuto. In queste condizioni, in cui possiamo avere il massimo del risultato per bloccare il virus, dobbiamo essere responsabili e adottare i comportamenti consigliati come il distanziamento, il lavaggio frequente delle mani e l’uso delle mascherine“.
Non vedo una grande emergenza. Bisogna parlare con le persone. Avere una comunicazione credibile, empatica. E fare in modo che i cittadini riescano a individuare una leadership politica, oltre che scientifica, in grado di poter gestire la situazione.
Sia come mondo scientifico che politico dobbiamo essere attenti alla società, alla parte più fragile del territorio, a quella meno abbiente. La prevenzione assoluta va fatta sul territorio“.

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