Un’escursione che poteva in finire in tragedia a causa del maltempo. È successo il 27 giugno scorso sui Monti Sibillini, dove si è abbattuto all’improvviso un violento temporale con tuoni, fulmini e una violenta grandinata. Un gruppo di 3 escursionisti è stato colto di sorpresa dal maltempo ed è riuscito a cavarsela non senza difficoltà, ma non sapevano ancora che si sarebbero imbattuti in una scena raccapricciante.
Nella zona, anche un’altra donna stava compiendo un’escursione ma ha avuto la sfortuna di essere colpita da uno di quei fulmini.
Paolo Petrini, insieme a Mauro Pierantoni e Andrea Petrelli, era sullo Scoglio dell’Aquila nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. “Una giornata che non scorderemo facilmente: sabato 27 giugno 2020. Fortunatamente illesi da una situazione che poteva avere conseguenze tragiche. La giornata è cominciata nel migliore dei modi, bel tempo, soleggiato, noi in avvicinamento da Forca di Presta verso lo Scoglio dell’Aquila per scalare una via su roccia. Le diverse previsioni meteo consultate erano tutto sommato positive, tranne un bollettino che metteva possibilità di pioggia a partire dal primo pomeriggio. Ci sembravano condizioni accettabili per arrampicare su una via che conoscevamo bene, anche con le tempistiche andata / ritorno. Al massimo potevamo prendere un po’ di pioggia sulla facile discesa dal rifugio Zilioli a valle. I primi due tiri, che sono i più difficili, scorrono senza problemi. Poi sul terzo tiro, un piccolo sasso smosso dalla corda cade a piombo come un proiettile proprio sulla mano del nostro compagno Mark in sosta 35 mt più sotto. Dito maciullato, dolore alle stelle. In quelle condizioni non era in grado di scendere autonomamente in corda doppia. E neanche con una calata assistita”, racconta Petrini.
“Dopo un po’ di tempo, non saprei dire se mezz’ora o più, Mark decide di continuare a salire per raggiungerci alla sosta successiva dalla quale con due brevi e facili tiri saremmo usciti dalla via. Con una mano sola, azzerando con i rinvii sui chiodi e bene in tiro sulla corda, è riuscito a salire fino a noi. Sembrava fatta, il difficile era passato. Sorriso in bocca e avanti tutta. Restavano due tiri relativamente facili, poi la cresta del Redentore da Cima Lago fino allo Zilioli ed infine la discesa a Forca. Ed invece sul facile comincia l’inferno!! Senza preavviso arriva un tuono, ma non un tuono… una botta pazzesca come un’esplosione, una bomba, un terremoto!! E non esagero. Nel giro di pochi istanti il cielo da poco nuvoloso diventa grigio cupo e veniamo investiti da una violenta grandinata. Seguono altre assordanti esplosioni con fulmini. In una situazione del genere siamo stati molto fortunati ma anche bravi a mantenere la calma e la lucidità nonostante l’inferno in corso. Non potevamo permetterci di andare in panico e fare cazzate. Abbiamo spento i telefoni, ci siamo sbarazzati della ferraglia addosso e poi abbiamo riposto tutta l’attrezzatura sul fondo degli zaini. Quindi, tra un tuono e l’altro, tra sassate di ghiaccio che piovevano dal cielo (per fortuna avevamo i caschi in testa), siamo corsi su slegati per uscire dalla via, su roccia ed erba bagnata, zuppi fradici con vestiti leggeri addosso”, continua il racconto.
“Arriviamo a Cima del Lago e in lontananza sulla successiva Punta Prato Pulito notiamo la figura di una persona accovacciata su se stessa. Assurdo. Che ci fa una persona immobile sopra una cima durante un temporale del genere? I sospetti si fanno reali. La raggiungiamo e constatiamo l’assoluta gravità in cui versa. Scena raccapricciante che non descrivo perché veramente molto molto molto pesante. A valle sentiamo un elicottero, anzi due. Riusciamo a vederli, c’è l’Icaro giallo del Soccorso Alpino e il rosso dei Vigili del Fuoco, ma non stanno volando verso di noi. Più tardi sapremo che stavano cercando altre persone, meno gravi e solo molto spaventate, e non quella ragazza. Cominciamo a sbandierare le mani verso l’alto per farci notare fino a che uno dei due elicotteri, quello rosso dei Vigili del fuoco, ci individua. Non era possibile atterrare ma il pilota è stato bravissimo ad appoggiarsi con i pattini anteriori sulla cresta per far scendere due soccorritori con barella. Li abbiamo aiutati a mettere in sicurezza la ragazza. Poi è tornato l’elicottero, stessa manovra in equilibrio sui pattini e quindi è volato via investendoci in un turbine d’aria”, racconta Petrini.
“Quindi abbiamo continuato fino al rifugio Zilioli sotto la pioggia e poi a valle con il sole. A Forca abbiamo incontrato auto del Soccorso Alpino di Ascoli, ragazzi eccezionali, che hanno chiamato un sanitario per una prima medicazione al dito di Mark e poi lo hanno accompagnato al pronto soccorso. Grande apprensione per la ragazza fulminata in condizioni gravissime all’ospedale di Ascoli Piceno. Passano i giorni e… solo poche ore fa… veniamo a sapere che è fuori pericolo pur restando grave. Quell’immagine ci resterà stampata per sempre nel cuore. Una giornata iniziata bene ma finita con una grande tristezza”, conclude Petrini.
Infine, Petrini dedica un pensiero a Daniele Catorci, il 27enne di Camerino caduto in un crepaccio sotto la parete nord del Gran Paradiso proprio in quel sabato maledetto.