Global Tiger Day: molti progressi negli ultimi 10 anni per la conservazione della tigre, ma restano anche tante minacce

"Dal minimo storico della popolazione nel 2010, le tigri stanno finalmente aumentando in gran parte dell'Asia meridionale, in Russia e in Cina"
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Il numero delle tigri libere in natura è in aumento in cinque Paesi: Bhutan, Cina, India, Nepal e Russia, nonostante una terribile crisi provocata da trappole letali nel sud-est asiatico stia continuando a minacciare gran parte della popolazione di questi importanti felini.

Il Global Tiger Day, la giornata mondiale della tigre che si celebra il 29 luglio, quest’anno segna 10 anni da quando i 13 Paesi dei territori in cui vive la tigre, si sono impegnati nel progetto Tx2, che mira a raddoppiarne il numero.

Nel 2010, infatti, fu presa una decisione cruciale: un mondo senza tigri non era accettabile. Questi enormi felini, il cui numero aveva toccato un minimo storico, erano drammaticamente arrivati sulla soglia dell’estinzione. Quell’anno segnò quindi l’inizio di uno dei più grandi progetti di conservazione della storia: raddoppiare la popolazione globale di tigri entro il 2022, un’iniziativa ormai nota come progetto TX2. Governi, comunità, organizzazioni e imprese si riunirono per garantire un futuro a una specie simbolo del nostro pianeta. Salvare le tigri avrebbe significato salvare noi stessi e il pianeta in cui viviamo. Da allora sono trascorsi 10 anni, anni in cui si è verificata un’importante inversione di tendenza. Nel 2016, per la prima volta nella storia recente, il numero delle tigri è aumentato.

Dal minimo storico della popolazione nel 2010, le tigri stanno finalmente aumentando in gran parte dell’Asia meridionale, in Russia e in Cina – e questa è una grande notizia anche per le altre specie minacciate, con cui le tigri condividono l’habitat, e anche per i milioni di persone che dipendono da questi ecosistemi“, ha dichiarato Stuart Chapman, leader della Tigers Alive Initiative del WWF.

Nonostante questi importanti progressi, questi grandi felini continuano a essere minacciati dal bracconaggio finalizzato al commercio illegale di animali selvatici, e dalla distruzione del loro habitat. Una situazione particolarmente critica è quell del Sud-Est asiatico, dove una drammatica incidenza di trappole letali fatte con fili e cavi di ferro e posizionate all’interno di aree protette, sta decimando la fauna selvatica, comprese le tigri e le loro prede. Un recente studio del WWF ha stimato che oltre 12 milioni di trappole stiano massacrando la fauna selvatica nelle aree protette di Cambogia, Laos e Vietnam. Questa crisi si sta diffondendo anche in uno dei più importanti territori abitati dalle tigri nel sud-est asiatico, il Belum-Temengor in Malesia, dove dal 2009 al 2018, il numero delle tigri è dimezzato.

Questi dati allarmanti che si registrano nel Sud-est Asiatico, però, sono in contro tendenza rispetto all’aumento del numero di tigri in altri cinque Paesi.

La storia del ritorno delle tigri in India rappresenta un successo sorprendente: dal 2006 al 2018, infatti, si stima che la popolazione nel paese sia più che raddoppiata. In Nepal, dal 2009, le tigri sono quasi raddoppiate e la popolazione del solo Bardia National Park è quintuplicata fino a raggiungere gli 80 individui nel 2018. Nel Parco Nazionale Royal Manas del Bhutan, le tigri sono più che raddoppiate tra il 2010 e il 2018. Nei confini settentrionali dell’areale delle tigri, in Cina e nell’Estremo Oriente della Russia, le tigri stanno aumentando e si stanno spostando in territori circostanti.

Questi Paesi sono all’avanguardia nel recupero delle tigri. I risultati parlano da soli. Partire da questi successi è molto importante per migliorare la convivenza con questi grandi felini in   territori dove la presenza umana è sempre più intensa“, ha aggiunto Stuart Chapman.

Ugyen Tshering è il responsabile del parco nazionale del Jomotshangkha Wildlife Sanctuary in Bhutan, un’area storica dove è stato registrato un aumento della popolazione di tigri.

Se vogliamo preservare le tigri, allora dobbiamo mantenere una vasta area di foresta sana“. Avere una foresta sana significa avere aria e acqua pulite. “Una foresta sana ci protegge da frane ed erosione“, ha concluso Ugyen Tshering. “Questo è importante, perché il Bhutan si trova in un ecosistema fragile dove le frane e l’erosione sono molto comuni. Avere foreste sane significa essere in grado di prevenire i disastri naturali”.

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